Connect with us

Calcio

Quanto valgono le squadre di calcio? Real Madrid e Manchester United le più valutate

Il report di Forbes sul valore delle squadre di calcio evidenzia come la gestione finanziaria e le performance sportive siano cruciali per mantenere e aumentare il valore dei club calcistici a livello globale.

Avatar photo

Pubblicato

il

    Nell’annuale report di Forbes sui club calcistici più importanti del mondo, il Real Madrid e il Manchester United si confermano al vertice. Il club spagnolo è valutato 6,6 miliardi di dollari, seguito dai Red Devils con 6,55 miliardi. Tra le squadre italiane, la Juventus, la più preziosa, occupa l’11° posto con un patrimonio di 2 miliardi di dollari, seguita da Milan e Inter.

    Salute Finanziaria dei Club Calcistici

    Secondo Forbes analizzando i bilanci delle migliori 30 squadre, con il supporto della Deloitte Football Money League e Swiss Ramble, emerge che una big vale in media 2,3 miliardi di dollari, con un incremento del 5,1% rispetto all’anno precedente. Le entrate medie sono state di 397 milioni di dollari (+3%), mentre l’utile operativo medio è salito del 57% a 36 milioni di dollari. Questo miglioramento delle 30 squadre migliori è dovuto principalmente alla riduzione della spesa per l’acquisto di giocatori e alla moderazione degli stipendi.

    Real Madrid: leader Indiscusso in campo e in banca

    Per il terzo anno consecutivo, il Real Madrid si posiziona al primo posto nella classifica di Forbes, con un valore di 6,6 miliardi di dollari e 873 milioni di dollari di entrate (+9%). Questo successo è attribuito alla vasta base di tifosi globali e agli alti guadagni da sponsorizzazioni, che ammontano a circa 205 milioni di dollari annui.

    Manchester United e Barcellona seguono a una manciata di milioni

    Il Manchester United segue da vicino il Real Madrid con un valore di 6,55 miliardi di dollari e 785 milioni di dollari di entrate. Il Barcellona, nonostante un aumento delle entrate del 2% a 840 milioni di dollari, è terzo con una valutazione di 5,6 miliardi di dollari, penalizzato da un risultato operativo in rosso di 145 milioni di dollari.

    La più ricca resta la Premier League

    Ben 12 delle prime 30 squadre al mondo appartengono alla Premier League, una cifra destinata a crescere grazie al nuovo contratto televisivo quadriennale che inizierà nella stagione 2025-26, portando alle squadre una media di 2,1 miliardi di dollari annui, più del doppio rispetto a qualsiasi altro campionato.

    Juve prima delle italiane

    La Juventus è la prima delle italiane, all’11° posto, con un valore di 2,05 miliardi di dollari e 459 milioni di dollari di ricavi. Segue il Milan al 14° posto, con un patrimonio di 1,43 miliardi di dollari e 405 milioni di dollari di ricavi, mentre l’Inter è al 18° posto, valutata a 1 miliardo di dollari con 398 milioni di dollari di entrate.

    Quanti soldi con la Champions League

    Il report sottolinea l’importanza della partecipazione alla Champions League per generare utili significativi. Tutte le squadre che hanno guadagnato più di 100 milioni di dollari hanno partecipato alla massima competizione europea. Con il nuovo format della Champions League a 36 squadre, il numero di partite aumenterà da 125 a 189, incrementando i proventi televisivi di un terzo.

      Calcio

      INCHIESTA SUL CALCIO (2° parte) rischio commissariamento per Inter e Milan: controlli e pressioni sottovalutate

      Le due società non sono formalmente indagate, ma un procedimento di prevenzione avviato dalla Procura di Milano punta a evitare che il controllo delle curve ultras, che gestiscono biglietti e merchandising, sfoci in infiltrazioni criminali. Le pressioni su calciatori e allenatori sono al centro delle preoccupazioni.

      Avatar photo

      Pubblicato

      il

      Autore

        L’inchiesta sulle società calcistiche milanesi, Inter e Milan, parte da quella sulle curve ultras delle due squadre, svelando un fitto intreccio tra la criminalità organizzata e il tifo violento. Secondo quanto emerso dalle indagini della Procura di Milano, le curve non rappresentano più solo un luogo di aggregazione e passione sportiva, ma sono diventate un terreno fertile per attività illecite gestite dalla malavita, in particolare dalla ‘ndrangheta. L’inchiesta ha portato ieri all’arresto di 19 esponenti di spicco delle tifoserie di entrambe le squadre.

        Le accuse contro le società: la nascita del “procedimento di prevenzione”

        Ma come era prevedibile, ora l’inchiesta non si ferma solo agli ultras, ma coinvolge indirettamente anche le società calcistiche. Il dubbio sollevato dagli inquirenti è che Inter e Milan abbiano tollerato o, in alcuni casi, assecondato le pressioni provenienti dalle curve, finendo per diventare in qualche modo complici o quantomeno facilitatori delle attività illecite. Le due squadre non risultano indagate sul piano penale, ma è stato avviato un “procedimento di prevenzione” per monitorare e verificare la gestione dei rapporti con il tifo organizzato.

        Questo istituto giuridico non ha scopo punitivo, ma preventivo, spingendo le società a bonificare internamente le loro strutture organizzative e a mettere in atto contromisure efficaci per recidere ogni legame con gruppi di tifosi violenti o con possibili infiltrazioni mafiose. In mancanza di un’azione convincente, la Procura potrebbe decidere di commissariare una parte delle attività delle due società, seguendo l’articolo 34 del decreto legislativo 159/2011, che consente l’amministrazione giudiziaria delle aziende coinvolte, anche in modo colposo, nell’agevolazione di reati.

        Il ruolo delle curve ultras: un sistema di potere consolidato

        L’indagine ha svelato un sistema ben radicato che coinvolge le tifoserie organizzate delle due squadre milanesi. Le curve sono diventate un centro nevralgico di affari illeciti, con gli ultras che gestiscono la vendita illegale di biglietti, il merchandising non ufficiale e persino il controllo di attività legate alla ristorazione e al parcheggio nei pressi dello stadio. Gli introiti di queste operazioni illecite finiscono spesso nelle casse della criminalità organizzata, in particolare della ‘ndrangheta, che ha piantato solide radici nelle curve della città.

        Un esempio lampante è quello della Curva Nord dell’Inter, dove alcuni esponenti della tifoseria, legati alla famiglia Bellocco di Rosarno, gestivano il commercio illegale dei biglietti e utilizzavano la violenza e le minacce per mantenere il controllo della curva. L’ordinanza del Gip ha evidenziato come questi gruppi fossero in grado di esercitare pressioni anche su calciatori e allenatori, come nel caso dell’incontro “quasi intimidatorio” con Milan Skriniar e dei messaggi minacciosi inviati a Simone Inzaghi.

        Dall’altra parte, la Curva Sud del Milan è stata dominata per anni da Luca Lucci, personaggio di spicco non solo per i suoi legami con la tifoseria, ma anche per le sue connessioni con esponenti della politica e del mondo dello spettacolo. Lucci è stato più volte arrestato per vicende legate al narcotraffico e alle attività illecite condotte dalla curva milanista.

        Le conseguenze per Inter e Milan

        L’inchiesta ha acceso i riflettori sulle carenze organizzative dei due club nella gestione delle tifoserie, portando alla luce una serie di relazioni ambigue che, se non risolte, potrebbero avere gravi conseguenze. Il rischio principale per le due società è il commissariamento, un provvedimento che, seppur temporaneo, metterebbe in discussione l’autonomia delle due squadre nella gestione delle proprie attività.

        Il “procedimento di prevenzione” avviato dalla Procura mira a far sì che Inter e Milan adottino misure stringenti per recidere qualsiasi legame con il mondo del tifo violento e della criminalità organizzata, evitando di diventare complici, anche solo indiretti, di queste attività.

        La minaccia del commissariamento

        Inter e Milan non sono al momento accusate di alcun crimine, ma la situazione è particolarmente delicata. Il “procedimento di prevenzione” non prevede sanzioni penali immediate, ma punta piuttosto a spingere le società a sanare eventuali falle organizzative che potrebbero favorire, anche solo indirettamente, attività illecite portate avanti dalle curve. Questa procedura, già applicata in settori come la logistica e la moda (con i casi Dhl ed Esselunga o Armani e Dior), prevede che, in caso di inerzia o carenze nella gestione interna, l’autorità giudiziaria possa disporre la messa in amministrazione giudiziaria di settori specifici delle aziende.

        In altre parole, se Inter e Milan non riusciranno a convincere la Procura di aver intrapreso azioni concrete per contrastare i fenomeni di infiltrazione, parte delle loro attività potrebbero essere sottoposte a controllo giudiziario. In particolare, i settori maggiormente sotto esame sono quelli legati alla gestione dei biglietti, una risorsa economica importante per gli ultras, che ne traggono profitti illeciti rivendendoli a prezzi maggiorati, oltre a ottenere una sorta di legittimazione agli occhi delle stesse società calcistiche.

        La gestione delle curve e il ruolo degli ultras

        La gestione delle curve rappresenta il vero nodo dell’inchiesta. I gruppi ultras, soprattutto quelli legati alla Curva Nord dell’Inter e alla Curva Sud del Milan, da anni esercitano un controllo significativo non solo sulle tifoserie ma anche su alcune attività economiche collegate al mondo del calcio, come il bagarinaggio e la vendita di merchandising non ufficiale. Queste attività, svolte spesso con la connivenza o la tolleranza delle società calcistiche, sono diventate un terreno fertile per le infiltrazioni della criminalità organizzata, in particolare della ‘ndrangheta.

        Un episodio emblematico riguarda l’incontro tra alcuni esponenti della Curva Nord interista e il calciatore Milan Skriniar, descritto come “quasi intimidatorio” dall’ordinanza del Gip Domenico Santoro. Il gruppo ultras, infatti, avrebbe cercato di esercitare pressioni sul difensore slovacco per ottenere favori, oltre a tentare di entrare in contatto con l’allenatore Simone Inzaghi tramite messaggi vocali aggressivi. Questi episodi evidenziano come il rapporto tra tifoseria organizzata e società sportiva possa sfociare in dinamiche pericolose, che vanno ben oltre il semplice sostegno alla squadra.

        Le accuse della Procura e i possibili scenari futuri

        Secondo la Procura, la gestione dei biglietti da parte degli ultras non rappresenta solo una fonte di guadagno illecito, ma anche uno strumento di legittimazione per mantenere il controllo sulle curve e continuare a esercitare il proprio potere all’interno degli stadi. L’inchiesta sottolinea come le due società abbiano sottovalutato la portata di questi fenomeni, cercando di mediare con i gruppi ultras per evitare tensioni e garantire il supporto dei tifosi nelle partite.

        La finalità del “procedimento di prevenzione” non è quella di punire le società, ma di evitare che diventino strumenti inconsapevoli nelle mani di gruppi criminali. Tuttavia, se Inter e Milan non prenderanno misure più rigorose per contrastare queste dinamiche, il rischio di commissariamento si farà concreto. A quel punto, un amministratore giudiziario potrebbe prendere il controllo di alcune attività, con l’obiettivo di bonificare le società da eventuali legami con la criminalità organizzata e restituirle al libero mercato in condizioni di legalità.

        Il quadro legale e sportivo

        Oltre agli aspetti legati alla giustizia ordinaria, c’è anche il fronte sportivo che rischia di complicare ulteriormente la situazione. Il procuratore federale della Figc, Giuseppe Chinè, ha infatti chiesto di acquisire gli atti dell’inchiesta per valutare eventuali violazioni del Codice di Giustizia Sportiva. Se venissero accertate responsabilità da parte delle società o dei loro tesserati, si potrebbe andare incontro a sanzioni disciplinari che includono multe, squalifiche o inibizioni temporanee.

        In particolare, l’articolo 25 del Codice di Giustizia Sportiva vieta ai tesserati di avere rapporti con esponenti di gruppi ultras non facenti parte di associazioni convenzionate con le società e validate dalla Federazione. Le società calcistiche sono dunque chiamate a dimostrare di aver rispettato queste regole e di aver evitato qualsiasi contatto anomalo con i gruppi di tifosi organizzati.

        Le curve come territorio di conquista per la criminalità

        Il caso di Inter e Milan non è isolato, ma rappresenta una tendenza preoccupante che riguarda molte altre società calcistiche in Italia. Le curve degli stadi, da semplici luoghi di passione sportiva, sono diventate veri e propri territori di conquista per la criminalità organizzata. I gruppi ultras, con la loro capacità di mobilitare migliaia di tifosi, sono riusciti a costruire una rete di relazioni che va ben oltre il calcio, entrando in contatto con esponenti del mondo della politica e dell’economia e sfruttando queste connessioni per ottenere vantaggi economici e potere.

        La gestione dei biglietti e del merchandising non ufficiale rappresenta solo la punta dell’iceberg: dietro le curve si nasconde un sistema ben più complesso di interessi criminali, che spaziano dal traffico di droga al riciclaggio di denaro, passando per attività illecite come il bagarinaggio e le scommesse clandestine. Le società calcistiche, spesso incapaci o non disposte a contrastare questi fenomeni, finiscono per tollerare situazioni che mettono a rischio non solo la loro reputazione, ma anche la loro stessa sopravvivenza.

        L’inchiesta milanese potrebbe rappresentare un punto di svolta: se le società non agiranno in modo deciso per rompere i legami con le frange più violente e criminali del tifo organizzato, il commissariamento diventerà una realtà concreta, con conseguenze non solo legali ma anche economiche e sportive.

          Continua a leggere

          Calcio

          Wanda Nara lascia Istanbul e torna in Argentina con i figli: addio a Mauro Icardi

          Dopo la separazione da Mauro Icardi, l’imprenditrice ha scelto di ricominciare nella sua terra natale, portando con sé i quattro figli nati dalla relazione con il calciatore argentino.

          Avatar photo

          Pubblicato

          il

          Autore

            Dopo l’annuncio della separazione da Mauro Icardi, Wanda Nara ha deciso di fare un passo importante per la sua vita e quella dei suoi figli: tornare stabilmente nel suo Paese natale, l’Argentina. L’imprenditrice e showgirl ha lasciato Istanbul, portando con sé i quattro figli nati dalla relazione con il calciatore argentino, segnando così un netto distacco dall’ex marito, che prosegue la sua carriera calcistica in Turchia con il Galatasaray.

            La crisi matrimoniale tra Wanda e Mauro era ormai nota da tempo, e a luglio la stessa Wanda aveva confermato la rottura definitiva attraverso una storia su Instagram: “Ho deciso di separarmi, ma con Mauro non smetteremo di essere una famiglia. Anche provarci mille volte di più quando c’è amore non è stato un errore. Non mi pento di nulla, ho regalato a quella coppia gli anni più belli della mia vita, ma oggi devo restare sola”. Parole che hanno lasciato poco spazio ai dubbi, indicando la volontà di chiudere un capitolo della sua vita e ripartire da zero.

            E così ha fatto. Wanda Nara, con la determinazione che l’ha sempre contraddistinta, ha preso i figli Constantino, Benedicto, Isabella e Francesca e li ha portati con sé in Argentina, lontano dall’ex marito e dalla vita che avevano costruito insieme a Istanbul. Una scelta dettata non solo dal desiderio di allontanarsi fisicamente da Icardi, ma anche dalla volontà di creare una nuova stabilità per i suoi figli, proprio nel suo Paese d’origine.

            La decisione di tornare in Argentina, però, non è solo una questione personale. Wanda è infatti impegnata con nuovi progetti lavorativi, tra cui la conduzione del programma televisivo “Bake Off Famosos”. Attualmente risiede con i suoi figli nell’appartamento di famiglia situato nel lussuoso edificio “Chateau Libertador”, nel quartiere di Núñez, uno dei più prestigiosi di Buenos Aires. Qui, la showgirl sta costruendo una nuova quotidianità, con ritmi e abitudini diverse da quelle a cui era abituata in Europa.

            Nonostante i tentativi di riconciliazione da parte di Icardi, che ha provato a ricucire il rapporto con la sua ex moglie, Wanda sembra decisa a guardare avanti e a costruire una nuova vita per sé e per i suoi figli. “La mia priorità sono sempre stati i miei figli e oggi più che mai”, ha dichiarato, confermando la sua intenzione di mettere la famiglia al primo posto e di affrontare questa nuova fase con serenità e determinazione.

            Per Icardi, la lontananza dai figli rappresenta una sfida non da poco. Il calciatore continua la sua carriera a Istanbul, ma la distanza con Wanda e i bambini è destinata a pesare sempre di più. Se fino a qualche mese fa la famiglia sembrava destinata a ricomporsi, ora appare chiaro che le loro strade sono ormai separate. E mentre Icardi si dedica agli impegni sportivi, Wanda costruisce il suo futuro in Argentina, cercando di dare ai suoi figli la stabilità e la serenità di cui hanno bisogno.

            Insomma, quella che sembrava una separazione temporanea si è trasformata in una vera e propria svolta nella vita della coppia. Wanda Nara ha scelto di tornare alle sue radici, portando con sé i figli e lasciandosi alle spalle un matrimonio ormai concluso. E mentre Mauro Icardi prosegue la sua carriera sul campo, lei si dedica ai nuovi progetti professionali, decisa a scrivere un nuovo capitolo della sua vita.

              Continua a leggere

              Calcio

              Milano perde la finale di Champions League 2027: San Siro non offre garanzie

              Il Comune non ha potuto garantire che il Meazza sarebbe stato pronto per ospitare l’evento. Ora si cerca una nuova sede per la finale, mentre restano confermate le sedi di Monaco e Budapest per il 2025 e il 2026.

              Avatar photo

              Pubblicato

              il

              Autore

                La finale di Champions League 2027 non si disputerà a Milano. La decisione è ufficiale e arriva direttamente dall’Uefa, che ha comunicato la revoca dell’assegnazione a causa delle incertezze legate ai lavori di ristrutturazione previsti allo stadio San Siro e nelle aree circostanti. «Poiché il Comune di Milano non poteva garantire che lo stadio San Siro e le zone limitrofe non sarebbero stati interessati da lavori nel periodo della finale — recita il comunicato —, è stato deciso di non assegnare l’evento a Milano e di riaprire la procedura di gara per individuare una nuova sede idonea.»

                Il ritorno della finale a Milano era atteso da oltre un decennio. L’ultimo atto della competizione al Giuseppe Meazza risale infatti all’8 maggio 2016, quando il Real Madrid si impose sull’Atletico Madrid ai rigori. Con questa decisione, la città meneghina perde un’occasione importante non solo dal punto di vista sportivo, ma anche economico e turistico.

                Le prossime finali già assegnate: Monaco e Budapest. L’Uefa ha confermato le sedi delle finali del 2025 e del 2026, che si disputeranno rispettivamente all’Allianz Arena di Monaco di Baviera e alla Puskas Arena di Budapest. Resta invece aperta la gara per l’assegnazione dell’evento del 2027, con decisione prevista entro maggio/giugno 2025.

                La notizia è un duro colpo per Milano e per i tifosi italiani, che speravano di poter vedere un altro grande evento calcistico in una delle capitali del calcio europeo.

                  Continua a leggere
                  Advertisement

                  Ultime notizie

                  Lacitymag.it - Tutti i colori della cronaca | DIEMMECOM® Società Editoriale Srl P. IVA 01737800795 R.O.C. 4049 – Reg. Trib MI n.61 del 17.04.2024 | Direttore responsabile: Luca Arnaù