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Due annunci a confronto: Leone e Francesco

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    Come dimenticare quel semplice, disarmante “Buonasera” con cui Papa Francesco si affacciò al balcone nel 2013? In pochi secondi conquistò credenti e non, con uno stile diretto, umano, quasi da parroco sotto casa. Nessun copione, solo spontaneità. Un momento entrato nella storia (e nei cuori) con la forza della semplicità.

    Ieri, invece, è stata tutta un’altra musica. Papa Leone XIV ha debuttato con un discorso dallo stile solenne e istituzionale. L’umanità c’era, certo, ma filtrata dalla liturgia. Un tono più formale, quasi presidenziale, più Concistoro che parrocchia.

    Il contrasto è evidente: Bergoglio parlava come uno di noi, Leone XIV come rappresentante di un’istituzione millenaria che cerca equilibrio tra tradizione e comunicazione moderna. In ottica SEO, Francesco è ancora imbattuto in quanto a spontaneità virale; Leone XIV punta invece a una nuova autorevolezza, forse più social in futuro, ma con radici ben piantate nella classicità.

    Il web si divide: c’è chi rimpiange il “buonasera” e chi apprezza la solennità ritrovata. Ma una cosa è certa: la Chiesa cambia, si rinnova, e ogni balcone racconta un’epoca. Prossima mossa? Un Papa che dice “Ciao raga” in diretta su Instagram?

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      Saranno anche dei superstiti degli anni ’80… però senti come suonano!

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        I Duran Duran hanno recentemente incendiato il Foro Italico con due live che hanno sorpreso anche i fan di lunga data. Non solo per l’energia, ma per la qualità sonora e l’eleganza della performance. Si tratta di una versione diversa della band quella che si è presentata sul palco: più matura, più concentrata, più consapevole. Non c’è più l’ossessione estetica degli anni ’80, quel glamour esasperato che li rese icone pop, ma spesso oscurava la loro abilità musicale.

        Simon Le Bon canta con voce più rotonda e sicura, John Taylor fa vibrare il basso con groove inossidabile e Nick Rhodes, dietro i synth, è il solido architetto sonoro di una scaletta che ha mescolato classici e gemme meno note. La sorpresa? Suonano forse meglio oggi di quanto facessero al culmine del loro successo.

        La band appare finalmente libera dalle pressioni dell’immagine, e si concede momenti di vera introspezione musicale. E il pubblico romano non ha potuto che rispondere con entusiasmo, in un clima di festa ma anche di rispetto. I Duran Duran del 2025 non cercano di rivivere il passato: lo celebrano con classe, ma con lo sguardo rivolto dritto verso il futuro: una rinascita artistica, più solida e intensa, che lascia sperare ancora in nuovi anni di buona musica.

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          Non è l’anti Vasco, è solo Liga al massimo volume! Campovolo 2025 da fan

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            C’era da aspettarselo, ma viverlo è tutta un’altra storia. Campovolo 2025 è stato molto più di un concerto: si è trattato di un rito collettivo, un abbraccio lungo una notte intera, una dichiarazione d’amore a quel rock sincero e diretto che solo Luciano Ligabue sa regalare. E no, non è l’anti Vasco. È Liga, e basta. Due mondi paralleli, due cuori rock, ma quello che abbiamo vissuto a Reggio Emilia non ha bisogno di confronti.

            Una scaletta piena di hit

            Dalle prime note di Balliamo sul mondo alle lacrime collettive su Certe notti, è stato un susseguirsi di emozioni che hanno attraversato trent’anni di musica, sogni e verità urlate sotto palco. Il Liga è salito sul palco con la grinta di sempre, gli occhi lucidi e la voce un po’ graffiata dall’anima. Nessun bisogno di effetti speciali, solo chitarre che parlano, parole che arrivano dritte al petto e quella sua voglia irriducibile di raccontarci noi stessi.

            Altro che fazioni: il rock è inclusivo

            Campovolo è il suo regno, e i suoi fan rappresentano i cittadini fedeli che rispondono all’appello, ogni volta. Lì, in mezzo a una folla che canta all’unisono, non esistono paragoni: esiste solo la magia di un rocker che ci conosce uno a uno, anche se non ci ha mai incontrati. Il rock non divide, unisce. E Liga ci è riuscito per l’ennesima volta. Altro che sfide: questa è solo passione vera.

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              La skincare secondo Belen: tre gocce di siero, un filtro da urlo e tanta genetica

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                In un recente video sui social, Belen Rodriguez ha svelato alcuni dei suoi segreti di bellezza per una skincare da vera diva, lasciando i fan tra l’incantato e il rassegnato. Perché sì, i prodotti ci sono, i passaggi pure… ma poi c’è lei, Belen. E lì nemmeno il contorno occhi può fare miracoli.

                Nel video, la showgirl argentina mostra passo dopo passo la sua routine quotidiana: detersione accurata, siero illuminante, una buona dose di crema idratante e, ovviamente, protezione solare anche in casa – perché il nemico numero uno della pelle, si sa, è la luce blu (oltre all’invidia).

                “È importante essere costanti”, dice Belen con la pelle che riflette la luce meglio di uno specchio. Ma siamo sinceri: anche se ci spalmiamo litri di bava di lumaca e ci facciamo coccolare da trattamenti coreani, senza un pizzico di DNA Rodriguez sarà dura replicare il risultato.

                Il punto forte? La naturalezza con cui Belen mescola glamour e normalità. Usa i prodotti con disinvoltura, si mostra senza trucco, e riesce comunque a farci venire voglia di cambiare crema, vita e faccia. Certo, possiamo imitare la sua skincare, ma per il resto… serve un miracolo o almeno un filtro Instagram di quarta generazione.

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