Sport
Beckham «stoppa» Messi: il caso della guardia del corpo Yassine Cheuko
Il caso evidenzia la delicata gestione della sicurezza intorno alle star internazionali negli Stati Uniti, dove i numeri sulle invasioni di campo sembrano indicare un rischio maggiore rispetto all’Europa.

La guardia del corpo di Lionel Messi, Yassine Cheuko, non potrà più svolgere il suo ruolo direttamente a bordo campo durante le partite dell’Inter Miami. La decisione, presa dal club di proprietà di David Beckham, è arrivata dopo una controversia con lo staff di una squadra messicana. Nonostante non ci sia stata una dichiarazione ufficiale che spieghi i motivi nel dettaglio, il caso ha suscitato un vivace dibattito.
Un protezione che ha superato i limiti
Lionel Messi, l’asso argentino arrivato all’Inter Miami nel 2023, gode di uno status unico nel campionato MLS. Con un compenso di quasi 20 milioni di euro all’anno, Messi ha portato con sé una figura chiave della sua sicurezza personale: Yassine Cheuko, un franco-tunisino muscoloso e imponente che lo protegge fin dai tempi in cui giocava al Paris Saint-Germain. Negli ultimi due anni, Cheuko è stato una presenza costante a bordo campo, garantendo la sicurezza di Messi e intervenendo per prevenire eventuali situazioni pericolose. Questo ruolo peculiare, simile a quello di un “guardialinee privato”, non è mai stato contestato fino ad ora, probabilmente grazie a un accordo tra il numero 10 e la dirigenza del club.
Allontanamento forzato
A rompere l’equilibrio è stata una lite furibonda tra Cheuko e lo staff della squadra messicana Monterrey durante una partita della Concacaf Champions Cup. L’incidente ha portato la “Uefa americana” a bandire il bodyguard dai suoi incontri. Successivamente, l’Inter Miami di Beckham ha deciso di vietare la sua presenza sul terreno di gioco anche durante le partite della MLS. Cheuko ha confermato sui social di essere stato escluso dal campo. «Non mi vogliono più in campo». Il club ha però chiarito che il bodyguard rimarrà un dipendente lautamente pagato e continuerà a proteggere Messi in altre aree dello stadio, pur non potendo più svolgere il suo ruolo a bordocampo.
Il Messi preoccupato ma Beckham è il suo capo…
Nonostante la vita di Messi a Miami sia finora tranquilla – senza episodi particolarmente critici, neanche durante attività quotidiane come fare la spesa – il calciatore sembra preoccupato per la decisione. Secondo dichiarazioni di Cheuko: «In Europa, in 7 anni, si sono registrate 6 invasioni di campo. In America, in 20 mesi, se ne sono contate 16. Qui c’è un problema, e non sono io. Lasciatemi aiutare Messi». Questa visione contrasta con quella del club, che considera il servizio di sicurezza generale sufficiente per proteggere il calciatore argentino. La rimozione di Cheuko dal campo potrebbe quindi complicare il rapporto tra Messi e la dirigenza dell’Inter Miami. E quindi?
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Calcio
Roberto Mancini e Silvia Fortini non si seguono più su Instagram: crisi o semplice distrazione digitale?
Roberto Mancini e l’avvocatessa Silvia Fortini, coppia riservata e lontana dal gossip, non si seguono più su Instagram. Un gesto apparentemente banale, ma che molti leggono come il segnale di un possibile allontanamento tra i due. Nessun commento ufficiale, ma la curiosità dei social è ormai alle stelle.

Nel mondo dei social basta un “unfollow” per far scattare l’allarme. E stavolta tocca a una coppia insospettabile: Roberto Mancini e la moglie Silvia Fortini, sposati dal 2018, sembrano essersi “persi di vista” su Instagram.
L’ex ct della Nazionale e attuale allenatore dell’Arabia Saudita non segue più la consorte, e lei ha fatto lo stesso. Un gesto minimo, certo, ma in tempi di amore 2.0 anche i dettagli digitali diventano notizie. E per molti fan è bastato quel piccolo movimento per ipotizzare una crisi.
Mancini, 59 anni, e Fortini, avvocatessa romana di quattordici anni più giovane, sono sempre stati una coppia riservata, lontana dai riflettori e dalle cronache mondane. Nessuna dichiarazione pubblica, poche apparizioni insieme, pochissime foto social. Proprio per questo il gesto ha colpito: una distanza “virtuale” che, per chi li conosce, non sembra nel loro stile.
C’è chi parla di semplice casualità o di un aggiornamento casuale negli account, e chi invece legge nell’unfollow un sintomo di tensione dopo mesi di vita separata tra Roma e il Medio Oriente. Mancini, infatti, vive da tempo a Riad, dove guida la nazionale saudita, mentre Silvia è rimasta in Italia, impegnata nel suo studio legale e nei progetti personali.
Nessuno dei due, per ora, ha commentato. Ma nel silenzio cresce la curiosità, alimentata dai social stessi: tra i follower che analizzano ogni like, ogni tag mancato, ogni foto cancellata.
Solo qualche settimana fa, Mancini aveva postato un’immagine da Gedda con la scritta: “Il lavoro è sacrificio, ma anche libertà”. Un pensiero che alcuni hanno letto come un messaggio personale.
Crisi vera o semplice coincidenza digitale, il mistero resta. E in un’epoca in cui le relazioni si misurano anche a colpi di “segui” e “non seguo più”, persino un gesto così piccolo può far rumore come un cartellino rosso.
Sport
Viaggio nella crisi Ferrari: tra tensioni interne, accuse incrociate e il futuro incerto di Leclerc
Il rendimento è crollato dopo il rinnovo di Vasseur: solo 50 punti in cinque gare. A Maranello serpeggia la sfiducia, e il pilota monegasco inizia a guardarsi intorno per non sacrificare la carriera aspettando una rinascita che tarda ad arrivare.

Un freddo improvviso è calato su Maranello. Niente a che vedere con l’autunno emiliano: è il gelo della crisi Ferrari, profonda, tecnica e umana. Da settimane il clima nel box è teso, e ogni gran premio sembra aggiungere un nuovo capitolo a una stagione nata male e proseguita peggio.
I numeri parlano chiaro: da quando Fred Vasseur ha rinnovato fino al 2027, il rendimento è crollato. In cinque gare, la Ferrari ha raccolto appena 50 punti, doppiata da McLaren, Mercedes e quasi anche da Red Bull. La SF-25 non convince: manca carico aerodinamico, soffre di instabilità e surriscalda i freni. A Shanghai la squadra era stata persino squalificata per un’irregolarità sull’altezza da terra.
Il malessere tecnico si è trasformato in tensione interna. Charles Leclerc punta il dito sulla macchina: «La Mercedes ha fatto grandi passi avanti, noi no. Difficile essere ottimisti in queste condizioni», ha ammesso senza mezzi termini. Lewis Hamilton, invece, guarda più in alto e accusa la struttura: «Divisione dei reparti, procedure, protocolli di lavoro: serve un cambio di metodo».
Dietro le quinte si parla di un acceso confronto tra Vasseur e Matteo Togninalli, il capo dell’ingegneria di pista. Il team principal francese avrebbe perso la pazienza dopo l’ennesimo weekend deludente, ma la discussione è solo la punta dell’iceberg. Tra i tecnici, c’è chi si schiera con Leclerc e chi lo accusa di essere troppo critico e poco costruttivo.
Intanto, il pilota monegasco — legato da un contratto lungo ma sempre più insofferente — avrebbe iniziato a guardarsi intorno. Il suo entourage dialoga con altri team in vista del 2027, quando entrerà in vigore il nuovo ciclo tecnico. Una mossa prudente: nessun talento vuole bruciare la carriera aspettando che la Ferrari torni competitiva.
A Maranello si lavora giorno e notte al progetto della futura monoposto, ma il rischio è grande: che la macchina del domani nasca dentro una squadra divisa, stanca e disillusa. E, per chi conosce la storia del Cavallino, non c’è niente di più pericoloso del gelo che si insinua tra passione e potenza.
Calcio
La mamma di Lamine Yamal debutta a Londra: cena a pagamento, selfie da 800 euro e un brand da sfruttare
Nessuna traccia di Lamine: protagonista è solo lei, che dal profilo basso allo stadio passa ora al centro della scena. Il figlio è un campione, ma la madre ha deciso che è anche un marchio da monetizzare.

Sheila Ebana, 35 anni, sorride di profilo come una diva su un poster che annuncia il suo esordio in società: una cena esclusiva al Nobu Hotel di Portman Square, a Londra. Non è una serata di beneficenza, non è un evento di moda. È, semplicemente, la presentazione della “mamma di Lamine Yamal in qualità di mamma di Lamine Yamal”. Nessuna deroga al ruolo: lei è la madre del prodigio del Barcellona e della nazionale spagnola, e tanto basta per trasformare la maternità in un marchio. Biglietti da 150 euro per i curiosi confinati in fondo alla sala, 800 euro per chi vuole un selfie con la signora. Nel prezzo, rassicurano gli organizzatori, sono comprese le tre portate e le noccioline dell’aperitivo. Il figlio, invece, non ci sarà.
La signora Sheila ha già dimostrato di avere fiuto per la scena. Fu lei a orchestrare la discussa festa dei 18 anni del figlio, quella con i nani assunti come intrattenimento. Fu ancora lei a benedire pubblicamente la relazione di Lamine con la cantante argentina Nicky Nicole, quasi a rivendicare un ruolo da futura suocera oltre che da madre. Ora però Sheila sceglie la ribalta per sé, con un’iniziativa che somiglia più a una tournée che a una cena.
La sua storia parte da lontano. Originaria della Guinea Equatoriale, arrivò in Catalogna da ragazzina con pochi soldi e tante speranze. Ha lavorato ovunque: cameriera al McDonald, addetta in churrascherie, domestica. Poi le difficoltà familiari, la separazione dal marito marocchino Mounir Nasraoui, la nascita del secondo figlio Keyne. Lamine, cresciuto tra Rocafonda e il barrio di Matarò, nel frattempo diventava un talento da milioni. Il padre ha sempre preferito la posa dello spaccone – “vivrò alle tue spalle”, ha dichiarato – salvo finire nei guai, fino a beccarsi una coltellata in una lite di quartiere. Lei, invece, fino a ieri, si teneva in disparte: solo qualche apparizione sugli spalti del Camp Nou e all’Europeo, con la maglia numero 19 della Roja.
Adesso il cambio di passo: basta profilo basso, Sheila ha capito che suo figlio è un campione ma anche un brand. E un brand, nell’era dei social e degli eventi a pagamento, va sfruttato. Così nello spot che pubblicizza il gala si fa riprendere in accappatoio, mentre si trucca con tacchi a spillo, un bicchiere di champagne in mano e un sorriso nuovo di zecca. Non serve altro. In fondo, nel calcio moderno, non è solo il talento che fa la fortuna: è il contorno che diventa spettacolo.
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