Musica
Renato Zero re degli incassi: batte Vasco, Ultimo e Fedez con 17,8 milioni e punta a un nuovo record nel 2025
Con 17,8 milioni di euro di fatturato nel 2024, l’etichetta indipendente di Renato Zero supera tutti i big della musica italiana. Meno brillante però il guadagno netto: 859 mila euro, lontano dai 2 milioni dell’anno precedente.

Altro che Vasco, Ultimo o Fedez: il numero uno della musica italiana, quando si parla di fatturato, si chiama Renato Zero. A dirlo non sono i fan, ma il bilancio 2024 della sua Tattica srl, etichetta indipendente e macchina perfettamente rodata che ha gestito ogni dettaglio del tour dell’anno scorso. Un giro d’Italia in 14 città che ha spinto i ricavi fino a quota 17 milioni e 862 mila euro, contro i 13,8 milioni del 2023. Una crescita vertiginosa che consolida il primato di Renato davanti a giganti come Vasco Rossi e Fedez – quest’ultimo con entrate diversificate anche fuori dal mondo musicale.
Il rovescio della medaglia? L’utile netto. Dopo la corsa del fatturato, il guadagno effettivo si ferma a 859.370 euro, decisamente meno degli oltre 2 milioni messi a segno dodici mesi prima. Colpa dei costi di produzione del tour, curato in ogni minimo aspetto e capace comunque di registrare il tutto esaurito nella maggior parte delle date.
A gonfiare le entrate anche lo sfruttamento online del catalogo editoriale, la vendita di prodotti fonografici e due contributi Covid a fondo perduto da 58.722 euro ciascuno, incassati tra febbraio e marzo 2024. Una strategia, quella digitale, su cui la società ha investito sempre più risorse, ottenendo “brillanti risultati”, come si legge nella nota integrativa.
Ma Zero non si ferma alla musica. A Roma possiede un ufficio, tre case, pertinenze e nuovi permessi edilizi tra centro storico e Camilluccia. E il 2025 potrebbe superare il record: il fratello, nella relazione al bilancio, parla di una programmazione in linea con i piani di rilancio nazionale legati al Pnrr, con un nuovo tour dal vivo in varie città italiane. Obiettivo dichiarato: consolidare il trono del Re dei sorcini anche sul fronte economico.
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Musica
“Chi non ha un blues per Gaza ha un buco nell’anima”: Zucchero compie 70 anni e si racconta tra musica, ferite e coraggio
Zucchero Sugar Fornaciari compie 70 anni e non smette di graffiare. Dal bullismo subito da bambino alla fatica dei primi Sanremo, dalle depressioni dopo la separazione al successo planetario con “Oro incenso e birra”. Oggi torna a cantare “Donne”, mostra la bandiera palestinese e dice: “Io soffro per Gaza, non puoi fare finta di nulla. Ho chiesto di fare un Live Aid, ma agli artisti consigliano di starne fuori”.

Settant’anni, e il blues ancora addosso. Zucchero ride: «Se non ho una serata in cui suonare, allora festeggio il compleanno». Domani, invece, l’appuntamento è all’Arena di Verona, uno dei dodici concerti della stagione, e forse sul palco arriverà pure una torta a sorpresa. Ma la vera festa resta sempre la musica: «Sto meglio lì che ovunque».
Nato a Roncocesi, cresciuto tra la parrocchia e la cooperativa del Pci, già da bambino aveva imparato a non farsi incasellare: «Mi definirei anarchico». A undici anni lo sradicamento, con il trasloco a Forte dei Marmi. «Magrolino, educato, con un accento diverso, ero il bersaglio perfetto. Dicevano che ero gay, mi facevano scherzi. Finì quando al capo banda recapitai una lettera con la firma falsa di mio padre: minacce di denuncia ai Carabinieri».
Gli inizi furono faticosi: prime band, serate infinite nelle balere, un mutuo pagato con le canzoni vendute a Fred Bongusto. Poi Sanremo, le bocciature, e nel 1985 la canzone “Donne”: penultimo in classifica, ma trionfo radiofonico. «Quel dududu non mi andava, per anni non l’ho cantata. Ora con organo e voce l’ho riscoperta: è poetica».
La carriera esplode a fine anni ’80 con “Blue’s” e “Oro incenso e birra”. Arrivano Clapton, Sting, Bono, Pavarotti. Ma mentre Zucchero spopolava, Adelmo Fornaciari crollava: la separazione, la depressione, gli attacchi di panico. «Piangevo, stavo come un cane. Ne sono uscito con qualche Prozac e la ristrutturazione di un vecchio mulino a Pontremoli».
Oggi Zucchero è sereno, accanto alla compagna Francesca e ai tre figli. Ma non dimentica Gaza. Sul palco mostra la bandiera palestinese con la scritta: “Chi non ha un blues per Gaza ha un buco nell’anima”. «Non puoi cantare e far finta di nulla. Io soffro. Ho chiesto a un manager americano di organizzare un Live Aid, ma mi ha detto che agli artisti conviene starne fuori».
Settant’anni e ancora la voce ruvida di chi ha vissuto molto. Un blues che non si spegne.
Musica
Renato Zero e Loredana Bertè, la pace dopo anni: la tv prepara l’assalto per la reunion più attesa

Ci sono amicizie che resistono al tempo, altre che si consumano in silenzi e incomprensioni. Poi ci sono i rapporti destinati a tornare, magari all’improvviso, quando nessuno ci crede più. È il caso di Renato Zero e Loredana Bertè, due icone della musica italiana che hanno attraversato decenni di successi, trasgressioni e polemiche. Dopo anni di distanza, la pace sembra finalmente arrivata: il gelo tra i due è stato sciolto da un riavvicinamento tanto inaspettato quanto clamoroso.











Ora, inevitabilmente, il mondo della televisione fiuta l’occasione. I grandi show Rai hanno già acceso i riflettori, così come i titoli di punta di Mediaset. E persino l’Ariston si starebbe muovendo per capire se la coppia di amici ritrovati possa essere la carta vincente del prossimo Festival di Sanremo. Perché Zero e Bertè insieme significano storia, spettacolo, energia pura.
Negli anni Settanta e Ottanta hanno rappresentato due anime parallele: lui, il trasformista capace di reinventarsi ad ogni passo; lei, la rocker indomabile, voce graffiata e corpo che raccontava le ferite della vita. Le loro carriere si sono incrociate più volte, tra collaborazioni, confidenze e qualche scontro che aveva lasciato strascichi. Oggi, però, la stagione delle rivalità sembra archiviata.
La reunion, se davvero arriverà, non sarà soltanto un momento televisivo, ma un evento culturale. Una generazione intera potrebbe rivivere i fasti di due protagonisti che hanno segnato un’epoca, mentre i più giovani avrebbero l’occasione di scoprire la forza di artisti che non hanno mai smesso di reinventarsi.
Renato Zero e Loredana Bertè non hanno ancora confermato nulla, ma le indiscrezioni parlano chiaro: ci sarebbero contatti in corso, inviti ufficiali e trattative serrate. Il pubblico, intanto, già sogna. Perché certe coppie non tramontano mai, e quando si ritrovano, il palcoscenico non basta più: diventa un altare.
Musica
Paola Iezzi premiata al Mix Festival: il riconoscimento More Love per il suo impegno a favore dei diritti LGBTQIA+
Paola Iezzi è stata insignita del More Love Award al Mix Festival di Milano. Il riconoscimento, consegnato al Piccolo Teatro Strehler, celebra chi si è distinto nella lotta contro le discriminazioni e per la difesa dei diritti LGBTQIA+. «Più amore, questo è quello di cui davvero abbiamo bisogno», ha detto l’artista sul palco.

Un riconoscimento che porta con sé un titolo emblematico: More Love. A riceverlo, nella cornice del Piccolo Teatro Strehler di Milano, è stata Paola Iezzi. Protagonista della musica italiana e da anni punto di riferimento per la comunità LGBTQIA+. La cerimonia si è svolta nel corso della 39ª edizione del Mix Festival. Manifestazione che unisce cinema, arti visive e musica all’insegna dell’inclusione e della diversità.
Il premio viene attribuito a chi ha saputo distinguersi nella lotta contro le discriminazioni e nella promozione dei diritti civili. La scelta di Paola Iezzi non è casuale. La cantante, con coerenza e costanza, ha sempre manifestato vicinanza alla comunità, non come gesto di facciata ma come parte integrante della sua identità.
«Essere parte della comunità per me è sempre stato uno stato naturale – ha dichiarato dal palco, emozionata –. Avere ricevuto questo riconoscimento vale ancora di più. Ringrazio tutte le persone che rendono possibile questo evento culturale così importante. Più amore: questo è quello di cui davvero abbiamo bisogno».
Parole che hanno strappato un applauso lungo e sentito da parte del pubblico, composto da spettatori, artisti e attivisti. Perché More Love non è solo un premio, ma un messaggio politico e culturale: in un’epoca segnata da contrasti e divisioni, celebra chi sceglie la via della vicinanza e della solidarietà.
Il Mix Festival, nato negli anni Ottanta e cresciuto fino a diventare un appuntamento internazionale, ha sempre mantenuto la sua anima militante. Accanto alle proiezioni di film e documentari, alle mostre e agli incontri, ha saputo dare voce a battaglie che hanno ancora bisogno di essere portate avanti. Quest’anno, l’assegnazione del riconoscimento a Paola Iezzi conferma il legame indissolubile tra musica e diritti civili.
La stessa artista, nel suo discorso, ha sottolineato come la visibilità sia fondamentale: «Non basta dire di credere nell’amore universale, bisogna sostenerlo nei fatti, nelle scelte quotidiane».
Un invito che risuona forte, perché se è vero che molto è stato conquistato, è altrettanto vero che restano ancora tante barriere da abbattere. E la musica, ancora una volta, si conferma un potente megafono per farlo.
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