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Vera Wang, a 74 anni ne dimostra la metà: i segreti di bellezza per mantenersi radiosa

Vera Wang è un’icona non solo per la moda, ma anche per il suo aspetto giovanile. I suoi segreti comprendono una buona cura della pelle, un sonno adeguato e una dieta equilibrata. Tuttavia, è essenziale seguire le indicazioni degli esperti riguardo al consumo di alcol per mantenere una salute ottimale.

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    Vera Wang ha 75 anni e un corpo da ragazza. La stilista newyorkese, un’icona non solo per la moda, ma anche per il suo aspetto giovanile, è nata il 27 giugno 1949. Ha sorpreso i suoi follower su Instagram mostrando un aspetto che sembra sfidare il tempo. Nonostante i suoi 75 anni, ne dimostra meno della metà, e ha rivelato i suoi tre segreti per mantenersi così giovane. Tuttavia, un esperto mette in guardia su alcuni di questi consigli.

    Chi è Vera Wang

    Vera Wang, con un passato da pattinatrice artistica e una laurea in Storia dell’Arte alla Sorbona di Parigi, è diventata famosa per i suoi abiti da sposa, indossati da celebri personalità come Sarah Jessica Parker, Sharon Stone, Victoria Beckham, Uma Thurman, Ariana Grande e Jennifer Lopez. Negli ultimi tempi, però, è il suo fisico sorprendente a far parlare di sé.

    I suoi tre segreti che potremmo adottare tutti

    Leggendo quali sono le regole che Vera si è imposta per mantenersi nelle condizioni in cui vive alla fine pensi che potresti anche tu adottare le stesse e cercare di imitarla.

    Prima regola: evitare l’esposizione solare. Insomma come prima regola ad alcuni potrebbe andare un po’ stretta. Wang evita l’esposizione diretta ai raggi solari per proteggere la pelle dai danni UV.

    Seconda regola: ricercate la qualità del suo sonno. La stilista assicura di dormire almeno sette ore a notte per permettere al corpo di rigenerarsi. Con l’età si tenderebbe a dormire meno ma evidentemente Vera ha trovato il giusto equilibrio tra le ore di sonno e le ore di veglia durante le quali forse non ha problemi che possono causare ansia.

    Terza regola: bere ogni tanto un bicchiere di Vodka. Vabbè tutti noi abbiamo un momento in cui ci concediamo un ‘vizioì per cercare di tranquillizzare le nostre tensioni. Vera ammette placidamente di concedersi un bicchiere di vodka per rilassarsi e sciogliere le tensioni.

    Segue anche una precisa dieta alimentare

    La stilista non salta mai un pasto e preferisce una dieta varia e bilanciata. Tra i suoi piatti preferiti Sashimi con riso integrale e verdure, broccoli cinesi al vapore con pollo e riso, insalata di carciofi, pesce. E qualche volta anche caramelle, cereali o patatine.

    Ma c’è chi dice attenti…

    Il dietologo e medico estetico Giovanni Failla, avverte che sebbene un bicchiere di vodka possa aiutare a ridurre l’ansia, è fondamentale moderarne il consumo di alcol, soprattutto dopo i 65 anni, quando il corpo lo metabolizza meno efficacemente. Consiglia di sostituire la vodka con un bicchiere di vino rosso, ricco di polifenoli antiossidanti, accompagnato da un centrifugato di frutta fresca di stagione.

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      Beauty

      Occhiaie: da cosa dipendono e quali rimedi funzionano davvero

      Le occhiaie non sono solo un dettaglio estetico: possono rivelare stanchezza, predisposizione genetica, disidratazione o piccoli squilibri fisiologici. Capire perché compaiono è il primo passo per trattarle in modo efficace.

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      Occhiaie

        Le occhiaie sono uno degli inestetismi più comuni e democratici: colpiscono uomini e donne di ogni età e spesso si accentuano nei periodi più intensi dell’anno. Nonostante la loro diffusione, le cause non sono sempre così semplici da identificare. Medici e dermatologi concordano su un punto fondamentale: le occhiaie non sono tutte uguali e per affrontarle correttamente bisogna prima comprendere da dove nascono.

        Il contorno occhi è una delle zone più delicate del volto: la pelle è estremamente sottile, contiene poco collagene e presenta una microcircolazione molto fitta. Questa combinazione rende l’area più soggetta a variazioni cromatiche, gonfiori e cedimenti rispetto al resto del viso.

        Perché compaiono le occhiaie

        1. Fattori genetici

        La predisposizione familiare è tra i motivi più frequenti. Alcune persone hanno naturalmente una pelle più sottile o un pigmento più marcato nella zona perioculare. In questi casi, la trasparenza dei capillari o l’iperpigmentazione possono accentuare la colorazione violacea o brunita.

        2. Affaticamento e mancanza di sonno

        Dormire poco non crea occhiaie da zero, ma le rende molto più visibili. Il sonno insufficiente favorisce il ristagno dei liquidi e la dilatazione dei capillari, che appaiono più scuri attraverso la pelle sottile.

        3. Invecchiamento cutaneo

        Con il passare del tempo diminuisce la produzione di collagene e la pelle si assottiglia. Inoltre, il tessuto adiposo sotto l’occhio può ridursi, creando un effetto “ombra” che accentua le occhiaie.

        4. Allergie e congestione nasale

        Le reazioni allergiche possono infiammare i vasi sanguigni e rendere l’area sottostante agli occhi più scura. Anche la congestione nasale provoca un rallentamento del microcircolo che si manifesta con ombre bluastre.

        5. Disidratazione

        Bere poco accentua il colorito spento e la fragilità del contorno occhi. La mancanza di idratazione rende la pelle più opaca e sottile.

        6. Stile di vita e fattori ambientali

        Alcol, fumo, esposizione solare senza protezione e stress costante sono elementi che peggiorano visibilmente le occhiaie, perché favoriscono la vasodilatazione e l’ossidazione dei tessuti.

        Come eliminarle o attenuarle

        1. Migliorare la qualità del sonno

        Sembra banale, ma è la prima strategia efficace: dormire 7–9 ore a notte permette al microcircolo di recuperare e riduce la pigmentazione visibile.

        2. Idratazione interna ed esterna

        Bere acqua regolarmente e usare creme specifiche a base di acido ialuronico, ceramidi o peptidi aiuta a rimpolpare la pelle sottile.

        3. Ingredienti cosmetici mirati

        • Vitamina C per illuminare e contrastare l’iperpigmentazione.
        • Retinolo a basso dosaggio per stimolare il collagene.
        • Caffeina per ridurre il gonfiore e migliorare il microcircolo.
        • Niacinamide per uniformare il colorito.

        4. Impacchi freddi

        Applicare bustine di tè verde fredde o patch refrigerati aiuta a restringere i capillari e a ridurre l’effetto bluastro temporaneamente.

        5. Protezione solare

        La pelle perioculare è soggetta a iperpigmentazione: usare un SPF quotidiano evita che le macchie si scuriscano ulteriormente.

        6. Alimentazione equilibrata

        Una dieta ricca di frutta, verdura, antiossidanti e povera di sale aiuta a mantenere una buona circolazione.

        7. Trattamenti dermatologici

        Quando le occhiaie sono marcate o persistenti, esistono soluzioni professionali:

        • Laser vascolari per le occhiaie bluastre.
        • Laser frazionati o peeling chimici per l’iperpigmentazione.
        • Filler a base di acido ialuronico per colmare il solco lacrimale (soluzione molto efficace se l’effetto “ombra” dipende dalla perdita di volume).
        • Radiofrequenza o microneedling per stimolare il collagene.

        È fondamentale affidarsi a specialisti certificati per una valutazione personalizzata.

        Le occhiaie non hanno una sola origine e non esiste un rimedio universale. Tuttavia, comprendere il motivo alla base della loro comparsa permette di scegliere l’approccio più efficace. Tra skincare mirata, buone abitudini e trattamenti professionali, oggi è possibile ridurre visibilmente questo inestetismo e ritrovare uno sguardo più fresco e riposato.

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          Beauty

          Skincare vs ossessione: quando la “dermorexia” diventa pericolo reale

          Dai social media alle abitudini quotidiane, l’ossessione per la pelle perfetta cresce tra bambini, adolescenti e adulti. Dermatologi e psicologi avvertono: routine estreme, troppi cosmetici e aspettative irrealistiche mettono a rischio salute fisica e mentale.

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          dermorexia

            Nel flusso infinito di post, video tutorial e filtri perfetti, il mondo della skincare domina i social — Instagram, TikTok, YouTube — con migliaia di contenuti al giorno, da consigli di esperti fino a prodotti sponsorizzati e challenge virali. Digitando l’hashtag “skincare”, si viene travolti da una moltitudine di immagini e suggerimenti: detergere, idratare, prevenire rughe, combattere imperfezioni. È positivo che cresca la consapevolezza sull’importanza della cura della pelle, specie se va incontro a esigenze specifiche (acne, sensibilità, età) o problemi medici. Ma c’è anche un lato oscuro, che gli specialisti iniziano a identificare sempre più chiaramente: la dermorexia, nota anche come cosmeticoressia.

            Il termine, coniato da Jessica DeFino, sottolinea un fenomeno di ossessione patologica verso la pelle e la sua apparenza. Non è solo una cura esagerata: è un’ansia costante verso il perfezionismo estetico, una spinta a usare prodotti non necessari, in dosi e combinazioni inappropriate.

            Chi sono i soggetti a rischio

            Le persone più vulnerabili sono i giovanissimi: preadolescenti e adolescenti che, spinti dalla pressione sociale, dai modelli estetici dei social, adottano routine complesse, aspettative elevate, e un uso frequente di prodotti anti-age già in età precoce. Alcuni articoli segnalano che anche bambine di 10-12 anni (o poco più) iniziano a usare sieri, peeling, maschere e cosmetici spesso inadatti per età e tipo di cute.

            Non è un fenomeno esclusivamente femminile: cresce l’interesse degli uomini verso prodotti specifici (sieri, contorno occhi, dopobarba con funzioni anti-age), e le marche lo sanno bene.

            I sintomi e i rischi per la pelle

            Il dermatologo avverte che l’uso ossessivo può danneggiare la barriera cutanea, alterare il microbiota della pelle (gli organismi che normalmente la proteggono), causare irritazioni, dermatiti allergiche da contatto, acne inducendo sovraccarico di attivi chimici.

            Altri segnali di dermorexia:

            • Routine di skincare composte da troppi passaggi, anche quando la pelle non mostra problemi evidenti.
            • Desiderio continuo di “novità” nei prodotti, cambi frequenti, ricerca spasmodica di creme miracolose.
            • Ansia, sentimenti di inadeguatezza dovuti a imperfezioni minime percepite come enormi.

            Il ruolo dei social media e della cultura estetica

            I social non sono solo canale: sono motore del fenomeno. Creano attese irrealistiche, amplificano esempi di pelle “perfetta” grazie a luce, filtri e ritocchi; promuovono tendenze come “glass skin”, “glow up” o routine elaborate, spesso sponsorizzate. La pressione estetica, specie tra i giovani, aumenta.

            In Italia, le riviste di salute e bellezza segnalano casi di adolescenti attratti da skincare intensiva, uso precoce di cosmetici anti-age, trattamenti estetici non necessari. Spesso la spesa è consistente, la curiosità alta, la conoscenza superficiale.

            Verso una skincare equilibrata: i consigli degli esperti

            • Dietro al selfie o al filtro, la pelle ha bisogni reali: pulizia delicata, idratazione, protezione solare quotidiana sono le basi valide per tutti.
            • Valutare il tipo di pelle (secca, grassa, sensibile, acneica) e rispondere con prodotti appropriati, evitando attivi aggressivi o mix casuali.
            • Non iniziare troppo presto con prodotti anti-age; un uso prematuro può causare irritazioni, sensibilizzazione, danni nel tempo.
            • Evitare di basare la routine su trend virali o consigli non professionali; meglio fare riferimento a dermatologi o esperti certificati.
            • Tenere presente la salute mentale: se la cura della pelle diventa fonte di ansia, senso di vergogna per imperfezioni piccole o ossessione, è importante parlarne con uno psicologo o professionista.

            La skincare non è cattiva: cura, igiene, protezione sono fondamentali. Ma la dermorexia ci ricorda che quando il desiderio di perfezione estetica diventa compulsione, la bellezza si trasforma in peso.

            I social e l’industria cosmetica stanno cambiando il modo in cui percepiamo la pelle, il viso, l’aspetto di noi stessi. Serve cultura, educazione, consapevolezza: perché ogni pelle — giovane, adulta o matura — merita rispetto, non ossessione.

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              Benessere

              Quel piede che non sta fermo: stress, abitudine o semplice concentrazione?

              Un comportamento molto diffuso viene spesso letto come segnale emotivo nascosto. Psicologi e medici spiegano perché oscillare la gamba non è sempre indice di ansia e quando, invece, può meritare attenzione.

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              piede che non sta fermo

                Capita a molti: seduti alla scrivania, in riunione o mentre si aspetta il treno, la gamba inizia a muoversi da sola, avanti e indietro, in modo ritmico. Un gesto così comune da passare quasi inosservato, ma che spesso suscita curiosità e interpretazioni. È solo un’abitudine nervosa o il corpo sta cercando di dirci qualcosa?

                Secondo gli esperti di psicologia comportamentale, oscillare la gamba rientra tra i cosiddetti comportamenti di fidgeting, movimenti involontari e ripetitivi che aiutano a regolare la tensione interna. Non è un segnale di debolezza, spiegano gli specialisti, ma un meccanismo di autoregolazione del sistema nervoso. Quando ci si trova sotto pressione, annoiati o in attesa di un evento importante, il corpo può cercare una via per scaricare l’energia in eccesso senza interferire con ciò che stiamo facendo.

                Diversi studi, tra cui una revisione pubblicata sul Journal of Physical Activity and Health, indicano che piccoli movimenti ripetitivi possono contribuire a mantenere la concentrazione e ridurre l’irrequietezza, soprattutto in persone che devono restare sedute a lungo. Nei bambini e negli adulti con disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD), ad esempio, il fidgeting può facilitare la gestione dell’attenzione senza rappresentare un segnale di disagio emotivo.

                Non sempre, però, il fenomeno ha un significato psicologico. Per molti è semplicemente un’abitudine radicata, spesso familiare, o un gesto automatico legato al consumo di caffeina, alla stanchezza o a lunghi periodi in posizione statica. Muovere la gamba, insomma, non basta per trarre conclusioni sullo stato emotivo di una persona.

                Esiste anche un’altra condizione, meno comune, da distinguere dal comportamento quotidiano: la sindrome delle gambe senza riposo (Restless Legs Syndrome). Si tratta di un disturbo neurologico riconosciuto, caratterizzato da un bisogno incontrollabile di muovere gli arti inferiori, soprattutto la sera e di notte, accompagnato da sensazioni spiacevoli. A differenza del semplice dondolio, interferisce con il sonno e la qualità della vita e richiede una valutazione medica.

                Detto questo, il corpo può davvero inviare segnali utili. Se il movimento compare in periodi di forte pressione, si associa ad altri sintomi — come affaticamento, irritabilità o difficoltà di sonno — può essere un campanello d’allarme per ricordarci che stiamo chiedendo troppo a noi stessi. Gli psicologi suggeriscono di osservare il contesto più che il gesto: fare una pausa, cambiare posizione, respirare profondamente o concedersi momenti di decompressione può essere più efficace del tentativo di controllare il movimento.

                Interpretare il linguaggio del corpo richiede quindi prudenza. Non ogni gamba che ondeggia nasconde un conflitto interiore, così come non ogni gesto automatico è privo di significato. La chiave sta nell’ascolto consapevole — senza allarmismi, ma senza ignorare i segnali che il corpo, a volte, ci invia prima della mente.

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