Mondo
Clima esplosivo a Washington: il Secret Service spara a un uomo armato vicino alla Casa Bianca, mentre l’America si spacca
Un uomo armato intercettato nei pressi della Casa Bianca e ferito dal Secret Service riaccende il dibattito sulla sicurezza interna e sulla crescente ostilità nei confronti di Trump. Il suo allineamento con Putin e la minaccia di abbandonare l’Europa stanno lacerando il paese, aumentando il rischio di tensioni sociali.

L’episodio avvenuto nella notte nei pressi della Casa Bianca, dove un uomo armato è stato colpito dagli agenti del Secret Service, è solo l’ennesimo segnale del clima sempre più teso negli Stati Uniti. Un paese diviso, attraversato da tensioni che non riguardano più soltanto la tradizionale spaccatura tra repubblicani e democratici, ma che vede crescere una nuova e inquietante frattura: quella tra il trumpismo più radicale e una parte dell’elettorato, anche conservatore, che inizia a ribellarsi alle posizioni estremiste dell’ex presidente.
Donald Trump, che al momento dell’incidente non si trovava a Washington, continua a portare avanti una campagna elettorale basata su messaggi incendiari, posizioni sempre più filorusse e anti-UE e un ritorno al nazionalismo isolazionista. L’idea di disimpegnare gli Stati Uniti dal sostegno all’Ucraina e di smantellare i legami con l’Unione Europea sta scatenando malumori non solo tra i democratici, ma anche tra una fetta dell’elettorato repubblicano più moderato e tra gli ambienti militari e diplomatici.
L’uomo fermato dal Secret Service, secondo le prime informazioni, sarebbe arrivato a Washington dall’Indiana ed era stato segnalato come un “individuo suicida”. Quando è stato intercettato dagli agenti nei pressi dell’incrocio tra 17th Street e F Street NW, a meno di cinque minuti a piedi dalla Casa Bianca, avrebbe brandito un’arma da fuoco, provocando la reazione immediata delle forze dell’ordine. Non è chiaro se abbia aperto il fuoco o meno, ma è certo che l’intervento è stato rapido e diretto: l’uomo è stato colpito e trasportato in ospedale, mentre le autorità stanno cercando di ricostruire il suo profilo e le sue reali intenzioni.
Anche se l’episodio potrebbe essere catalogato come un caso isolato, il contesto politico in cui si inserisce lo rende particolarmente significativo. Negli ultimi mesi si sono moltiplicati gli episodi di tensione, con una crescente rabbia nei confronti di Trump e del suo progetto politico. Le sue dichiarazioni sul possibile abbandono dell’Ucraina in balia della Russia hanno allarmato non solo gli alleati europei, ma anche parte della stessa amministrazione americana.
L’ex presidente continua a polarizzare l’opinione pubblica con dichiarazioni che, se da un lato infiammano la sua base più radicale, dall’altro creano una crescente opposizione anche tra chi, in passato, lo ha sostenuto. Il sostegno aperto a Vladimir Putin, le minacce di indebolire la NATO, la retorica anti-UE e il ritorno a una politica isolazionista stanno creando una spaccatura profonda nel partito repubblicano stesso. Sempre più voci critiche emergono tra ex funzionari della sicurezza nazionale, diplomatici e persino alcuni membri del Congresso, preoccupati per le possibili conseguenze geopolitiche di una seconda presidenza Trump.
Intanto, gli Stati Uniti si avvicinano alle elezioni in un clima che somiglia sempre di più a una polveriera. I toni si fanno sempre più aspri e gli episodi come quello accaduto nella notte vicino alla Casa Bianca non fanno che alimentare la percezione di un paese sull’orlo del caos. Il Secret Service ha evitato che la situazione degenerasse, ma l’episodio resta un campanello d’allarme: la rabbia nei confronti di Trump non è più solo una questione democratica, ma si sta insinuando anche tra chi, fino a poco tempo fa, lo vedeva come una guida sicura per l’America.
Il vero interrogativo ora è fino a che punto questa tensione crescerà e se, in un paese sempre più armato e diviso, questi episodi diventeranno sempre più frequenti.
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Mondo
Melania Trumpenko, l’eroina di Kiev: “Lavora sotto copertura per l’Ucraina”
Dopo le parole di Donald Trump che rivelano il ruolo della moglie nel condannare gli attacchi russi, i social ucraini si scatenano. Melania viene celebrata come un’agente segreta pro-Kiev, tra fotomontaggi, citazioni da “Dune” e applausi digitali per la sua freddezza slava.

Incredibile ma vero: Melania Trump è diventata l’idolo degli ucraini. E no, non si tratta di un colpo di scena geopolitico né di una mossa diplomatica ufficiale. È bastata una frase di Donald Trump – e qualche battuta sulla freddezza della consorte – per accendere i social media dell’Ucraina, che ora la ritraggono come una sorta di agente segreto infiltrato nella Casa Bianca a favore di Kiev.

Il tutto nasce da una confidenza dell’ex presidente americano – anzi, presidente in carica, purtroppo – che ha raccontato di come Melania gli abbia fatto notare più volte le incongruenze tra i toni accomodanti del Cremlino e la brutalità degli attacchi contro le città ucraine. “Ho parlato con Vladimir oggi, è stata un’ottima conversazione”, avrebbe detto lui una sera. E lei, glaciale: “Davvero? Perché nel frattempo ha bombardato una casa di cura”.
Un commento asciutto, tagliente. E, come spesso accade nell’epoca dei meme, destinato a diventare virale. Su X (ex Twitter), Telegram e Instagram, la fantasia degli utenti ucraini si è scatenata. C’è chi l’ha ribattezzata “Melania Trumpenko”, agente speciale al servizio della libertà. Chi la ritrae con un cappotto blu e giallo e il tridente ucraino sul petto, in pose da spia sotto copertura. E chi, con più cultura pop, la paragona addirittura alle sorelle Bene Gesserit di Dune, potenti e misteriose manipolatrici del destino politico.
“Non è lui che comanda: è lei che lo guida”, scrive un utente, accostando una foto della ex modella slovena al classico sguardo da femme fatale degli 007. “Melania è una di noi”, dice un altro, condividendo un’immagine della first lady che osserva Trump firmare un decreto con aria di chi, in cuor suo, sa già che sarà lei a cambiare le carte in tavola.
La rivista Business in Ukraine ha registrato il fenomeno con un certo stupore: “Sui social c’è amore per Melania. Silenziosa, enigmatica, ma evidentemente molto più influente di quanto si credesse”.
La verità, come sempre, sta nel mezzo. Forse Melania non ha davvero una linea diretta con Zelensky. Ma la sua capacità di mettere in crisi il marito con una sola frase ben piazzata le ha valso qualcosa di più raro di una nomina ufficiale: l’affetto del popolo social ucraino. E la consacrazione a icona postmoderna della resistenza, suo malgrado.
Mondo
Il fantasma di Epstein perseguita ancora Trump: «Aveva foto con ragazze giovanissime sulle ginocchia»
Tra accuse di riciclaggio, gelosie immobiliari, ragazze dall’età incerta e una cassaforte piena di Polaroid compromettenti, l’ombra di Epstein torna a perseguitare Trump. E stavolta a suonare l’allarme sono proprio i suoi ex fedelissimi, inferociti per l’improvviso dietrofront sulla pubblicazione dei file del caso.

Jeffrey Epstein è morto, sì. Ma non ha mai smesso di tormentare il presidente Donald Trump. Secondo Michael Wolff, giornalista e biografo del tycoon, i due “sono stati migliori amici per quasi quindici anni”, un sodalizio basato su affari, feste e donne molto, molto giovani. La rottura? Una questione immobiliare a Palm Beach. Trump avrebbe soffiato una villa al finanziere, che reagì accusandolo di riciclare soldi per conto dei russi. E, soprattutto, minacciò vendetta.
Wolff racconta di aver visto con i propri occhi delle foto compromettenti nella villa di Epstein: Polaroid dove si vede il presidente con “ragazze dall’età incerta, due a seno nudo sedute sulle sue ginocchia”. In una terza immagine, Trump sorride con i pantaloni macchiati mentre le giovani ridono e lo indicano. Tutto questo nel cuore della famigerata residenza di Palm Beach, la stessa in cui Epstein organizzava i suoi “appuntamenti”.
Le immagini, secondo Wolff, erano custodite nella cassaforte che l’FBI svuotò durante il blitz del 2019, poco prima che Epstein venisse trovato impiccato in carcere. E proprio da lì partono nuove teorie: c’è chi, nel fronte pro-Trump, accusa il suo entourage di nascondere quei file. Il giornalista e attivista Mike Cernovich ha scritto: “Nessuno crede alla copertura. Questo farà parte della tua eredità, Donald”. Anche tra i fedelissimi MAGA cresce la frustrazione: se il presidente prometteva trasparenza, perché i file Epstein non sono mai stati resi pubblici?
E mentre Pam Bondi, ex procuratrice e oggi alleata di Trump, ha detto di “averli sulla scrivania” ma di non volerli più mostrare, la base si spacca. Il caso Epstein, che per anni è stato usato dai trumpiani contro i democratici, ora torna indietro come un boomerang. E colpisce dritto nella cassaforte del presidente.
Mondo
Trump contro Rosie O’Donnell: “Le revocherò la cittadinanza”. Ma lei replica: “È un vecchio pericoloso e senza anima”
Rosie O’Donnell, in esilio volontario in Irlanda dopo la seconda elezione di Trump, è finita nel mirino del presidente che ora vuole toglierle la cittadinanza. La replica dell’attrice è durissima: “Ha la demenza, è un truffatore senza empatia”

Donald Trump non dimentica e, soprattutto, non perdona. Nel mirino del presidente Usa finisce ancora una volta Rosie O’Donnell, attrice e comica americana che da oltre vent’anni lo attacca pubblicamente. Questa volta, però, l’ex conduttrice di “The View” è diventata bersaglio di una minaccia senza precedenti: la revoca della cittadinanza.
“Dal momento che Rosie O’Donnell non è nel migliore interesse del nostro Grande Paese – ha scritto Trump su Truth Social – sto seriamente prendendo in considerazione l’idea di toglierle la cittadinanza. È una minaccia per l’umanità e dovrebbe restare nella meravigliosa Irlanda, se la vogliono. Dio benedica l’America!”.
L’affondo arriva a pochi mesi dall’insediamento per il secondo mandato alla Casa Bianca. La faida tra Trump e O’Donnell, una delle più note e longeve della cultura pop americana, risale al 2006. All’epoca Rosie lo aveva attaccato in diretta tv per la sua “mancanza di bussola morale”, dando inizio a un botta e risposta feroce e mai sopito.
Dopo la seconda elezione di Trump, O’Donnell si è trasferita in Irlanda, dove vive oggi, lontana dai riflettori politici statunitensi ma sempre pronta a commentare. E infatti non ha perso tempo nel rispondere: “Trump è un truffatore, un criminale e un bugiardo che danneggia la nostra nazione per servire se stesso – ha scritto sui social –. È un vecchio pericoloso, senz’anima, con la demenza, privo di empatia e compassione. Per questo ho lasciato l’America. Sono in opposizione diretta a tutto ciò che rappresenta”.
La minaccia di revocare la cittadinanza, però, sembra destinata a rimanere solo uno sfogo social. Come ricordano diversi giuristi americani, la cittadinanza per nascita è protetta dal XIV emendamento della Costituzione e non può essere revocata arbitrariamente, a meno di rinuncia volontaria o frode documentale comprovata.
Eppure l’episodio alimenta le crescenti tensioni tra politica e libertà di espressione negli Stati Uniti. Trump, più che punire un’avversaria, sembra voler lanciare un messaggio: chi lo ostacola pubblicamente, anche dall’estero, rischia di finire nel tritacarne mediatico e istituzionale. Rosie, come sempre, incassa e rilancia.
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