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Hitler gay, Fazio macchina da soldi, Gruber schierata: Bruno Vespa si racconta e apre a Mediaset

Vespa parla di Mussolini, “fascinoso ma poco brillante”, e di Hitler, “gentiluomo, ma impotente o omosessuale”. Su Fabio Fazio: “Un maestro nel guadagnare di più, tanto di cappello”. Critiche alla Gruber e a La7: “Troppo antigovernativi, non è il posto per me”. E sul futuro a Mediaset: “Vedremo dopo il 2025”.

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    Bruno Vespa, il volto più longevo della televisione italiana, si racconta a “Gente” con la consueta ironia e schiettezza. A 80 anni e dopo 62 di carriera in Rai, il conduttore non accenna a fermarsi: “Decide il Padreterno, mica io. Certo, c’è il precedente di Piero Angela…”. Tuttavia, il futuro non è scritto: con un contratto in Rai valido fino al 2025, Vespa lascia aperta la porta a nuove esperienze, inclusa Mediaset. “Pier Silvio Berlusconi mi ha già proposto un contratto. Fino al 2025 resto in Rai, poi non lo escludo”, confida.

    Non sarebbe la prima volta che la famiglia Berlusconi tenta di accaparrarsi Vespa. Nel 2021 e nel 2022, Silvio Berlusconi gli propose di raddoppiare il suo stipendio, da un milione a due milioni di euro all’anno. “Me lo chiese a pranzo ad Arcore, ma dissi che finché riesco a lavorare in Rai, resto in Rai. Poi si vedrà”, racconta Vespa.

    I dittatori nel nuovo libro
    Tra tv e letteratura, il suo ultimo libro esplora le vite di Hitler e Mussolini fino al 1935, senza tralasciare dettagli privati. “Mussolini aveva un grandissimo fascino, nonostante pare non fosse brillantissimo nelle prestazioni: le donne entravano e uscivano velocemente da Palazzo Venezia. Ha avuto molte amanti e una figura importante come la Sarfatti al suo fianco, che gli ha dato luce”. Diverso il caso di Hitler: “Era un gentiluomo, ma nell’intimità pare fosse omosessuale o impotente e costringesse le sue donne a varie perversioni. Le sue guardie del corpo erano tutte gay”.

    Su Fazio e la Gruber
    Non mancano giudizi sui colleghi: Fabio Fazio, recentemente passato a Discovery, è oggetto di un elogio misto a invidia. “Fazio è andato via dalla Rai per guadagnare di più, in questo è imbattibile. Lo invidio, onore al merito. Si è pure portato il pubblico dietro. Tanto di cappello”.

    Critico, invece, il giudizio su Lilli Gruber e La7: “Il suo stile non mi piace, è un po’ unidirezionale. La7 è schierata a sinistra e fa trasmissioni antigovernative oltre il possibile. Urbano Cairo è un genio: tiene un giornale di sistema come il Corriere della Sera e poi si scatena con La7”. Vespa esclude una collaborazione con l’emittente: “Non è il posto giusto per me”.

    Il futuro: Rai o Mediaset?
    Pur restando fedele alla Rai, Vespa non chiude la porta a Mediaset. “Rai e Mediaset sono entrambi posti giusti per me. Vedremo”. Una cosa è certa: il re del talk show non ha ancora intenzione di cedere lo scettro. “Non saprei chi sono i miei eredi. Santoro, Minoli, Costanzo hanno fatto scuola, ma oggi la televisione è un’altra cosa”.

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      Il Piccolo Principe tra la sabbia e le stelle. Un raro esemplare sarà messo all’asta ad Abu Dhabi

      Un raro dattiloscritto in carbone di Le Petit Prince, con ampie correzioni manoscritte dal suo autore, Antoine de Saint-Exupéry, sarà messo in vendita da Peter Harrington in occasione della fiera Abu Dhabi Art che si svolgerà in novembre.

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        Si tratta di un evento senza precedenti e sta per scuotere il mondo dei collezionisti e degli amanti della letteratura. Il manoscritto originale del Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry sarà messo all’asta nel corso della fiera Abu Dhabi Art, in programma dal 20 al 24 novembre 2024. Questo prezioso documento – che verrà proposto dalla libreria londinese Peter Harrington – è corredato da correzioni scritte a mano dello stesso autore. Il manoscritto è considerato un vero e proprio tesoro letterario e si prevede che all’asta raggiungerà cifre astronomiche.

        La magia di una correzione

        La storia di questo manoscritto è affascinante quanto il libro stesso. È proprio grazie a una correzione apportata dallo scrittore che una delle frasi più celebri della letteratura mondiale ha preso forma: “L’essenziale è invisibile agli occhi”. Inizialmente, Saint-Exupéry aveva scritto una frase più semplice, ma poi decise di modificarla, conferendo alla sua opera una profondità e una universalità che l’hanno resa un classico senza tempo.

        Un viaggio nel cuore della creazione

        Avere tra le mani questo manoscritto è come fare un viaggio nel cuore della mente di un genio. Possiamo quasi sentire il respiro di Saint-Exupéry mentre cercava le parole giuste per esprimere i suoi pensieri più profondi. Questo documento ci offre una finestra unica sul processo creativo di uno degli scrittori più amati del XX secolo.

        Prevista un’asta da record

        Il manoscritto sarà battuto all’asta dalla prestigiosa libreria antiquaria inglese Peter Harrington, specializzata in libri rari, durante la fiera di Abu Dhabi Art. La stima iniziale è di 1,2 milioni di dollari, ma gli esperti prevedono che il prezzo finale potrebbe superare di gran lunga questa cifra. L’estrema rarità del documento, la fama mondiale del libro e il suo impatto culturale giustificano un prezzo così elevato.

        Un’opportunità unica per i collezionisti

        L’asta del manoscritto del Piccolo Principe rappresenta un’opportunità unica per i collezionisti di acquisire un pezzo di storia letteraria autentico e originale. Questo documento non è solo un oggetto prezioso, ma anche un simbolo di speranza, amicizia e immaginazione.

        Chi era Antoine de Saint-Exupéry?

        Antoine de Saint-Exupéry era un aviatore e scrittore francese. La sua vita avventurosa e la sua sensibilità artistica lo hanno reso uno dei più grandi scrittori del suo tempo. Il Piccolo Principe è senza dubbio la sua opera più famosa, ma ha scritto anche altri romanzi e racconti che esplorano temi universali come l’amore, la solitudine e il significato della vita.

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          Anche a Shakespeare piacevano i maschietti: spunta il cuore nascosto dietro al ritratto del conte di Southampton

          Il quadretto, datato intorno al 1590, sarebbe stato un dono al poeta e poi restituito. Sul retro, un cuore spezzato inciso forse dallo stesso aristocratico, a suggellare la fine di un amore negato. L’ipotesi divide gli studiosi ma rilancia un mistero vecchio di quattro secoli

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            Shakespeare “in love”, ma forse non con Giulietta o le muse femminili che hanno popolato le sue opere. L’ipotesi di un legame sentimentale tra il più grande drammaturgo inglese e Henry Wriothesley, terzo conte di Southampton, prende nuova forza dopo la scoperta di un simbolo nascosto dietro un suo ritratto: un cuore rosso, spezzato, trafitto da una freccia nera.

            Il ritrovamento è stato fatto dai discendenti del nobiluomo, che custodivano la miniatura dimenticata in un cassetto. Affidato alle studiose Elizabeth Goldring ed Emma Rutheford, il piccolo quadro è stato attribuito al celebre miniaturista Nicholas Hilliard. Ma la sorpresa vera è arrivata sul retro: sotto un doppio fondo, è emersa la figura di un cuore ferito, segno di un amore tormentato.

            Il conte di Southampton, all’epoca appena diciottenne, è ritratto con lunghi capelli ricci, braccialetti di perle ai polsi e un sorriso enigmatico. Un’immagine che, già allora, rompeva i canoni maschili: i bracciali e le chiome fluenti erano considerati effeminati e alimentavano un fascino androgino. Quel ritratto sarebbe stato donato a Shakespeare, che in quegli anni frequentava il giovane aristocratico e da lui riceveva protezione e sostegno economico.

            Gli indizi non finiscono qui. Shakespeare dedicò a Wriothesley due suoi poemi, Venere e Adone e Lo stupro di Lucrezia, con parole di devozione che oggi suonano come dichiarazioni d’amore: «L’amore che dedico al mio Signore è senza fine». Nei sonetti, poi, compaiono versi che molti critici hanno sempre collegato a un “fair youth”, un bel giovane dai capelli arricciati paragonati a una “maggiorana”. Il collegamento con il ritratto è quasi immediato.

            Secondo l’ipotesi delle studiose, la relazione tra i due uomini sarebbe finita nel 1598, quando Shakespeare si sposò. Il conte, sentendosi respinto, avrebbe inciso di proprio pugno la freccia – che ricorda lo stemma del drammaturgo – su quel cuore spezzato. Una sorta di addio personale, nascosto dietro al dono restituito. «Mi sono venuti i brividi quando ho visto la freccia», ha confessato Goldring. «Era chiaro che qualcuno aveva voluto lasciare un segno indelebile».

            Non è la prima volta che la sessualità di Shakespeare viene messa in discussione. L’assenza di testimonianze certe sulla sua vita privata ha lasciato spazio a ipotesi, interpretazioni e fantasie. Ma questo piccolo cuore nascosto apre una pista concreta, che lega il poeta a uno dei personaggi più influenti della corte elisabettiana. Henry Wriothesley non era solo un mecenate: era giovane, affascinante e appassionato di poesia. Troppo perfetto, forse, per non finire al centro dei sentimenti del Bardo.

            Gli storici sono divisi. Per alcuni si tratta di una suggestione affascinante ma non dimostrabile; per altri, è la chiave di lettura definitiva di quei sonetti che ancora oggi vibrano di un amore non convenzionale. Resta però un dato: dietro le maschere teatrali e le pagine immortali, Shakespeare era un uomo che amava. E forse, per un periodo della sua vita, quell’amore aveva il volto androgino di un conte.

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              Gerry Scotti da insaponatore di cartoni a re della TV: la strana storia di un “normalissimo” uomo!

              L’amatissimo conduttore di Canale 5 racconta la sua vita in un libro, tra aneddoti divertenti e profondi ricordi, svelando il suo percorso da operaio a icona della TV.

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                Gerry Scotti, uno dei volti più amati della televisione italiana, si racconta in “Quella volta” (Rizzoli), un libro che unisce nostalgia e ironia. Da aneddoti sulla sua infanzia a ricordi del mondo dello spettacolo, Scotti offre un affascinante spaccato della sua vita, rivelando non solo i momenti felici, ma anche le sfide e le lezioni apprese lungo il cammino.

                Nel suo nuovo libro, Gerry Scotti condivide ricordi che affondano le radici nella sua infanzia a Milano. Racconta di un papà operaio, che lavorava di notte al Corriere della Sera, e della prima casa con l’ascensore, un’esperienza che lo ha colpito profondamente. La sua timidezza da bambino, accentuata da un problema di salute, non ha ostacolato il suo percorso: oggi si definisce «un bel pezzo d’uomo di 110 chili».

                Gerry è orgoglioso della sua normalità. I suoi amici sono quelli di sempre, e la sua vita quotidiana è costellata di piccole abitudini che lo rendono un uomo autentico. Nonostante il successo in TV, afferma: «Se credi di essere quello lì, sei finito». Tra i suoi segreti, anche una dieta detox che rispetta rigorosamente.

                Scotti ricorda i suoi primi lavori, dall’insaponatore di cartoni per televisori al confezionatore di cibi per vitelli, rivelando un lato umoristico della sua gioventù. E non manca di condividere storie divertenti sulla sua carriera, inclusi i momenti imbarazzanti con personaggi come Mike Bongiorno. Nonostante la fama, Gerry non si considera un donnaiolo. Ha avuto solo quattro fidanzate nella vita, sottolineando l’importanza delle relazioni sincere. «Se non sono finito nei guai con le Letterine…», scherza, evidenziando come abbia sempre mantenuto separate vita privata e professionale.

                La sua amicizia con Michelle Hunziker è un’altra perla del libro. Gerry la descrive come una sorellina, rivelando la profondità di un legame che va oltre l’attrazione. E quando si tratta di gelosia, ammette di aver imparato a non confonderla con l’amore: «Se ami una persona, non puoi esserne geloso».

                Scotti conclude il libro con una nota di serenità. È felice, e questo sentimento risuona in ogni pagina, lasciando ai lettori un messaggio di positività e autenticità.

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