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Tanti auguri Pippi Calzelunghe: 80 anni di libertà e rivoluzione “gentile”

Il 2025 segna l’80° anniversario di Pippi Calzelunghe, il personaggio letterario che ha insegnato ai bambini di tutto il mondo il valore dell’indipendenza e del coraggio. Creata nel 1944 da Astrid Lindgren, Pippi ha rivoluzionato la narrativa per l’infanzia con il suo spirito ribelle e anticonformista. Oltre 70 milioni di copie vendute nel mondo e traduzioni in 80 lingue dimostrano quanto la sua influenza sia ancora attuale.

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    Perché Pippi Calzelunghe è ancora oggi così amata? La risposta sta nel suo carattere: forte, generosa, indipendente e divertente. Vive da sola a Villa Villacolle, è libera da imposizioni e segue solo le proprie regole. Non ha paura di nulla, neanche degli adulti che cercano di insegnarle la disciplina. Con la sua forza straordinaria – capace persino di sollevare un cavallo – rappresenta la capacità di superare le difficoltà senza mai perdere il sorriso.

    Pippi e la rivoluzione gentile: un modello di empowerment

    Pippi non è solo un personaggio letterario, ma un vero e proprio simbolo della rivoluzione gentile. Il suo atteggiamento sfida le convenzioni con ironia e leggerezza, dimostrando che la ribellione non deve essere aggressiva per essere efficace. Molte donne che hanno preso parte ai movimenti studenteschi degli anni ’60 e ’70 hanno dichiarato di essersi ispirate a Pippi: un modello di empowerment femminile ante litteram.

    Un evento speciale per celebrarla alla Bologna Children’s Book Fair

    Il 1° aprile, durante la Bologna Children’s Book Fair, Pippi sarà protagonista di un grande evento internazionale al Caffè degli Illustratori. Un’occasione per ricordare Astrid Lindgren, scomparsa nel 2002, e il suo impatto sulla letteratura e sull’educazione. La scrittrice Valeria Parrella ha dichiarato: «La Svezia si identifica, prima ancora che in Pippi, nella sua mamma: Astrid Lindgren». Un riconoscimento che sottolinea l’importanza della sua opera.

    Una nuova edizione per l’anniversario: il ritorno di un classico

    Per festeggiare l’80° anniversario, il 25 marzo esce una nuova edizione speciale di Pippi Calzelunghe, pubblicata da Salani, con una prefazione di Elisabetta Gnone. Un volume di 400 pagine che ripropone la storia originale in una veste rinnovata, disponibile in libreria e online.

    L’eredità dell’autrice

    Astrid Lindgren non è stata solo la creatrice di Pippi, ma una delle autrici più influenti della letteratura per l’infanzia. Nel 2002, il governo svedese ha istituito in suo onore il Premio Astrid Lindgren Memorial Award, uno dei riconoscimenti letterari più prestigiosi al mondo. La sua eredità continua a vivere nelle storie che ha lasciato e nell’impatto che Pippi ha avuto su generazioni di lettori.

    Pippi Calzelunghe, un’ispirazione senza tempo

    Dopo 80 anni, Pippi Calzelunghe è più attuale che mai. La sua storia continua a ispirare bambini e adulti, ricordandoci che il coraggio, la libertà e la gentilezza possono davvero cambiare il mondo. Se ancora non l’avete letta, è il momento perfetto per scoprire – o riscoprire – le sue straordinarie avventure.

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      Libri

      L’ex First Lady torna con un volume dedicato al potere degli abiti e al ruolo della moda nella politica e nella cultura pop.

      Michelle Obama racconta i retroscena del suo guardaroba alla Casa Bianca, la collaborazione con la stylist Meredith Koop e il modo in cui lo stile è diventato linguaggio politico. Per il lancio, una serie speciale del suo podcast con ospiti come Jane Fonda.

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      Michelle Obama

        Dagli abiti istituzionali alle gonne in tweed, dai look low-cost che diventavano virali alle serate di gala al fianco dell’allora presidente Barack Obama. Michelle Obama ha sempre saputo che, da First Lady, ogni scelta sartoriale sarebbe stata letta come un messaggio. Ed è proprio da questa consapevolezza che nasce The Look, il nuovo libro in cui l’ex inquilina della Casa Bianca ripercorre la sua evoluzione di stile e la trasforma in narrazione culturale.

        Moda, politica e identità
        Non è un libro di moda nel senso classico. Michelle racconta come gli abiti possano diventare arma politica, simbolo identitario, strumento di empowerment. Dal giorno dell’insediamento del 2009, quando scelse un ensemble di Isabel Toledo, alle giacche colorate e ai look più sperimentali dell’era post-Casa Bianca, la sua estetica ha accompagnato i messaggi che voleva trasmettere: inclusione, accessibilità, forza femminile senza rinunciare all’eleganza.

        Accanto a lei, sempre, Meredith Koop, stylist e consigliera di stile, oggi coprotagonista del progetto editoriale e audio. La loro collaborazione non ha costruito solo outfit, ma un linguaggio visivo capace di parlare a milioni di donne.

        Podcast stellare per il lancio
        Per accompagnare il libro, Michelle ha preparato anche una serie speciale del suo podcast, dove racconterà dietro le quinte, ispirazioni e scelte creative. Tra gli ospiti annunciati ci sono Jane Fonda e altre figure del mondo dello spettacolo e della moda, pronte a discutere del ruolo degli abiti nella narrazione personale e pubblica. Un viaggio che dall’armadio arriva allo storytelling politico, passando per red carpet, scuole pubbliche e incontri diplomatici.

        Un’icona culturale oltre la politica
        Da quando ha lasciato Washington, Michelle Obama ha scelto la strada del racconto personale: libri, tour, conversazioni con il pubblico. Con The Look, aggiunge un tassello che avvicina la sua esperienza alle donne comuni, mostrando come persino un vestito possa diventare atto di resistenza, dichiarazione di appartenenza o ponte culturale.

        Una cosa è certa: Michelle non smette di ispirare. E questa volta lo fa con stoffa, simboli e memoria, trasformando l’armadio più osservato del mondo in strumento narrativo e piccolo manuale di stile consapevole.

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          Libri

          Un documentario celebra il Cedro di Calabria: presentato il dossier sulla Citrus medica

          La prima parte del progetto “Melon, Citrus, Cedro? Storia, filologia e simbolismo della Citrus medica” è disponibile sul sito ARSAC. Un percorso tra storia antica, tradizione religiosa, linguistica e memoria agricola, sostenuto dal PSR Calabria e introdotto dal giornalista Paolo Di Giannantonio. L’edizione completa arriverà per Calabria Città Edizioni – Rubbettino Editore.

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            Il cedro non è solo un agrume: per la Calabria è simbolo, radice, materia viva di memoria collettiva. L’ARSAC – Azienda Regionale per lo Sviluppo dell’Agricoltura Calabrese – presenta la prima parte del dossier-documentario “Melon, Citrus, Cedro? Storia, filologia e simbolismo della Citrus medica”, firmato dal Dott. Gianbattista Sollazzo, riconosciuto studioso delle fonti storiche legate al cedro. Un lavoro che accompagna il lettore alle origini di un frutto millenario, ponte tra cultura mediterranea, religione e identità territoriale.

            Tra ricerca storica e radici spirituali
            Il progetto nasce nell’ambito delle “Azioni informative e dimostrative sul territorio regionale”, finanziate dal FEASR – Misura 1, Intervento 1.2.1 del PSR Calabria 2014/2022, con il sostegno dell’Assessore regionale all’Agricoltura, On. Gianluca Gallo, e della Direttrice Generale ARSAC, Dott.ssa Fulvia Michela Caligiuri. Il dossier ricostruisce la storia del cedro attraverso testi classici, linguistica antica e testimonianze religiose, in particolare sul legame tra il cedro-etrog e la tradizione ebraica, di cui la Riviera calabrese rappresenta un punto nevralgico riconosciuto nel mondo.

            Accanto al rigore storico, la pubblicazione porta firme di rilievo. La supervisione scientifica è del Prof. Giuseppe Squillace, Ordinario di Storia Greca dell’Università della Calabria, mentre la prefazione è affidata al giornalista e volto televisivo Paolo Di Giannantonio. Un contributo decisivo arriva anche dal Rabbino Moshe Lazar e da suo figlio Menachem, che hanno autorizzato l’uso delle immagini legate alla raccolta degli etrogim per Sukkot e offerto un prezioso supporto all’inquadramento simbolico e religioso del frutto.

            Verso l’edizione completa
            Il lavoro fotografico è curato da Eugenio Magurno, con materiale aggiuntivo messo a disposizione dalla Dott.ssa Mery Casella (MC Social Marketing). Questa pubblicazione rappresenta solo l’inizio: seguirà infatti un’edizione integrale, edita da Calabria Città Edizioni – Rubbettino Editore, con ulteriori approfondimenti storici, filologici e antropologici.

            La prima parte dell’opera è consultabile sul sito ARSAC, un invito a riscoprire il cedro non solo come prodotto agricolo, ma come simbolo profondo e identitario di una terra che continua a raccontarsi attraverso i suoi frutti e la sua storia millenaria.

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              “Vlad, il figlio del Drago – Le cronache di Dracula”: Mursia porta in libreria l’origine oscura del mito, dove storia, sangue e destino forgiano l’uomo prima del mostro

              Non il vampiro della letteratura ottocentesca, ma il principe guerriero, l’ostaggio del Sultano, il ragazzo cresciuto tra intrighi ottomani e tradimenti valacchi. Con Vlad, il figlio del Drago, Mursia inaugura una saga che riscrive Dracula partendo dalla sua dolorosa umanità, tra battaglie, psicologia e un amore impossibile destinato a segnare il suo fato.

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              Vlad, il figlio del Drago

                L’uomo dietro il mito
                Dimenticate il mantello, i canini e la notte eterna. Vlad, il figlio del Drago – Le cronache di Dracula non insegue il vampiro della fantasia, ma l’uomo che venne prima: Vlad III, principe di Valacchia, condottiero spietato e simbolo di un’epoca in cui potere e sopravvivenza erano sinonimi. Luca Arnaù sceglie la via più ambiziosa: restituire Dracula alla Storia. Il risultato è un romanzo ruvido, immersivo, scolpito nel ferro e nel fuoco delle campagne balcaniche del Quattrocento.

                Ostaggi del Sultano, figli della guerra
                Il racconto si apre nel 1442. Vlad e il fratello Radu vengono consegnati alla corte del sultano Murad II. È l’inizio della prigionia, ma anche della metamorfosi. Nel serraglio ottomano non c’è spazio per l’infanzia: ci sono disciplina, umiliazione, paura, desiderio di riscatto. Arnaù descrive questo crogiolo emotivo con un realismo che brucia, mescolando formazione militare, raffinata crudeltà politica e l’ombra lunga della vendetta. In queste pagine nasce l’Impalatore, temprato dalla ferocia ma guidato da una volontà assoluta: riconquistare il trono e difendere la sua terra, a qualunque costo.

                Sangue, potere e una crepa nel cuore
                Le battaglie sono feroci, mai compiaciute ma densissime: acciaio, fango, disciplina, e la lucidità strategica di un uomo che conosce il nemico perché un tempo ne ha condiviso la tavola. Quando Vlad torna in Valacchia, trova tradimenti, boiardi pronti a venderlo e un regno in bilico tra due imperi. È qui che la narrazione si apre a una dimensione più intima: l’incontro con Leila. Non romanticismo gratuito, ma un’interferenza umana nel destino di un uomo votato alla guerra. Lei non lo addolcisce: lo rivela. Mostra la crepa dove entrano luce e tormento, ricorda che dietro l’acciaio della leggenda c’è ancora carne.

                Arnaù firma un romanzo storico che non cerca redenzione né condanna: racconta. E nel racconto, Vlad torna vivo, inquieto, irriducibile — prima di diventare mito, era un uomo. E proprio per questo fa paura di più.

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