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Teatro

Alfonso Signorini firma la Bohème all’Arena di Verona: “Un inno alla gioventù”

Alfonso Signorini firma la regia de “La Bohème” di Puccini, in scena da stasera all’Arena di Verona sotto la direzione di Daniel Oren. L’opera, un inno alla gioventù spensierata, rappresenta per Signorini un sogno realizzato e una pausa dai suoi impegni televisivi. La sua passione per l’opera risale alla gioventù, e oggi, con determinazione e fortuna, dirige nell’iconico tempio della musica, promettendo una serata indimenticabile.

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    Il celebre giornalista e conduttore televisivo Alfonso Signorini firma la regia dell’opera “La Bohème” di Puccini, che debutta stasera all’Arena di Verona sotto la direzione del maestro Daniel Oren. Per Signorini, questa opera rappresenta una sospensione dal tempo e una boccata d’ossigeno rispetto ai suoi impegni televisivi, incarnando un sogno che si realizza.

    “È un sogno arrivare a Verona: per qualunque melomane è l’apice delle emozioni e da musicista è un traguardo,” dichiara Signorini, che non nasconde il senso di responsabilità provato durante la prima ispezione del palco. La sua regia punta a creare un inno alla gioventù, rappresentando la vita bohémien di un gruppo di giovani spensierati, pieni di sogni ma con pochi soldi in tasca, rendendo così l’opera estremamente contemporanea.

    Signorini, noto per la sua capacità di connettere il mondo alto e basso della cultura, ha persino coinvolto i ragazzi del programma “Amici” di Maria De Filippi nell’interpretazione di “Bohème”. Nonostante l’apparente contrasto tra il mondo dell’opera e il “Grande Fratello”, Signorini vede in ogni cosa una complementarità: “La vita è fatta di tanti colori e con la matita possiamo costruire qualcosa di interessante. L’importante è la curiosità.”

    La passione per l’opera di Signorini risale alla gioventù, quando si metteva in coda alle 5 del mattino per assistere agli spettacoli alla Scala di Milano dal loggione. Ora, con la stessa determinazione e un pizzico di fortuna, Signorini si trova a dirigere nell’iconica Arena di Verona. “Con Daniel Oren, di cui tutti hanno terrore, mi pongo come servitore della musica, senza protagonismi,” conclude Signorini, pronto a regalare al pubblico una serata indimenticabile.

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      Teatro

      Rocky Horror Picture Show, 50 anni di scandali e culto globale: il mito che non tramonta mai

      Il film cult del 1975 continua a riempire sale e teatri in tutto il mondo. Travestimenti, mezzanotte e libertà sessuale: la favola rock di Frank-N-Furter e dei suoi seguaci è diventata un rito collettivo.

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        Cinquant’anni e non sentirli. The Rocky Horror Picture Show resta l’unico film capace di trasformare il cinema in un rito pagano collettivo, tra piume di struzzo, corsetti e rossetto rosso fuoco. Uscito nel 1975, accolto con diffidenza dall’America puritana, il musical creato da Richard O’Brien è diventato in mezzo secolo un fenomeno di culto che non conosce confini.

        Su RockyHorror.com c’è ancora la mappa delle proiezioni, segnalate dalle celebri labbra che si mordono: decine di sale in cui ogni settimana, di notte, si replica la magia. Non solo schermo: il pubblico si veste da Brad, Janet, Magenta o Riff Raff, canta a squarciagola, balla il “Time Warp” e inscena battute e movenze sul palco. Un carnevale libertino che anticipò di decenni il dibattito sull’identità fluida e che ancora oggi, per molti, resta il primo manifesto queer mai proiettato al cinema.

        Non è un caso se il cinquantenario si celebra con un ritorno massiccio nelle sale e nei teatri. A Roma e Milano, in autunno, arriveranno nuove versioni live del musical, mentre lo storico cinema Mexico di Milano – che per anni è stato la “casa” italiana del Rocky Horror con le sue leggendarie proiezioni del venerdì notte – valuta di riprendere le maratone settimanali.

        Il mito torna anche grazie a un documentario, Strange Journey: The Story of Rocky Horror, firmato da Linus O’Brien, figlio di Richard. Intervistato da il Venerdì, confessa un’amara verità: «È un po’ deprimente constatare quanto i temi di allora siano ancora rilevanti. Dopo tutti questi anni ci saremmo aspettati più tolleranza. E invece…».

        Eppure il fascino del Rocky Horror sta proprio nella sua eterna attualità. In un mondo che ancora discute di genere, libertà sessuale e diritti, Frank-N-Furter e la sua corte rimangono simboli di ribellione giocosa e liberatoria. A cinquant’anni di distanza, il rito continua: basta un cinema buio, un gruppo di fan e una canzone che dice “It’s just a jump to the left”.

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          Teatro

          Ambra Angiolini ferma il tour teatrale: l’infortunio al polpaccio la costringe allo stop

          Standing ovation e commozione a Napoli, ma l’infortunio muscolare dello scorso 8 marzo si riacutizza: cancellate le date di Como e Lucca. “Il cuore ha vinto”, scrive Ambra. Ma ora serve riposo

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            Ambra Angiolini si ferma. Dopo l’infortunio dello scorso 8 marzo e il ritorno sulle scene nonostante il dolore, l’attrice è costretta a sospendere temporaneamente il tour teatrale dello spettacolo “Olivia Denaro”. A comunicarlo sono stati i teatri coinvolti, che sui rispettivi canali social hanno annunciato la cancellazione delle date previste a Como e Lucca.

            Un duro colpo per la Angiolini, che aveva affrontato con determinazione il palco anche nei momenti più difficili, come dimostra la recente esibizione a Napoli, dove si era commossa fino alle lacrime davanti alla standing ovation del pubblico. Un video diventato virale su TikTok mostra l’attrice visibilmente emozionata mentre ringrazia il pubblico partenopeo. “Grazie… nonostante la ‘zoppia’… il cuore ha vinto e grazie a noi”, ha scritto Ambra condividendo il momento su Instagram.

            Ma evidentemente quel cuore generoso ha bisogno di un po’ di tregua. Il dolore al polpaccio si è riacutizzato, segno che l’infortunio non era del tutto superato. E così Ambra, già costretta a uno stop temporaneo dopo la lesione muscolare di inizio marzo avvenuta durante una replica a Bologna, ha deciso di prendersi una pausa.

            Il Teatro Sociale di Como ha comunicato ufficialmente che la data del 2 aprile è stata annullata “in seguito a un infortunio alla protagonista”. Stessa sorte per le tre repliche previste a Lucca, al Teatro del Giglio, il 4, 5 e 6 aprile.

            La tournée di “Olivia Denaro” era ripartita proprio dopo quel primo incidente, con un fitto calendario che stava portando Ambra in giro per l’Italia. Ma il corpo ha chiesto il conto. Per ora non si parla di date di recupero, ma c’è la promessa di tornare appena possibile.

            Intanto, sui social, i fan fanno sentire tutto il loro affetto. Messaggi di sostegno e vicinanza riempiono i post dell’attrice, simbolo di una tenacia che non si arrende, ma che ora ha bisogno di rallentare.

            Per Ambra è tempo di riposo, con la speranza che il sipario si rialzi presto. E che le lacrime sul palco tornino a essere solo quelle di gioia.

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              Teatro

              Debora Caprioglio: “Io, una Peter Pan. L’erotismo è un modo di porsi. Il nudo? Non deve essere fine a sé stesso”

              Debora Caprioglio, veneziana di 56 anni, è un’artista dalle mille sfaccettature. Sarà protagonista al Teatro Villoresi di Monza il 14 dicembre, alle 21, e il 15, alle 16, recitando in Donne in pericolo insieme a Vittoria Belvedere e Benedicta Boccoli.

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                “Le protagoniste sono tre amiche che condividono il tempo. Sono single fino a quando Liz incontra un fidanzato e trascura un po’ le altre due. Il mio personaggio è molto esuberante, una eterna Peter Pan, con uno spirito da ragazzina, nonostante non lo sia più. Attraverso questa relazione, di cui le amiche sono gelose, recupera energia e la giovinezza, che sta sfiorendo. Liz è un po’ bipolare: alterna momenti di euforia ed allegria a momenti di tristezza”, spiega l’attrice.

                Parlando di seduzione e amicizie, Debora sottolinea: “In tutti i sensi. Ho sempre sostenuto che quando si conoscono le persone, bisogna anche considerare le famiglie e le amiche. In genere, queste ultime per prime esprimono il loro giudizio sui pretendenti e danno il loro consenso”.

                Quanto all’amore, Debora lo definisce “il motore della vita, la forza che muove il mondo. Se non c’è amore, non ha senso vivere”. Sul fatto che l’amore non abbia età, afferma: “L’essere umano è programmato per amare a qualsiasi età, fino alla fine dell’esistenza. L’amore ad una certa età dovrebbe procurare la stessa emozione di quando si è più giovani. Da ragazzi, invece, si ha una percezione diversa della vita rispetto al periodo della maturità, in cui si vivono le cose in maniera più consapevole”.

                Debora ha vissuto una storia con Klaus Kinski, molto più grande di lei. Su questo tema, e sulle recenti polemiche legate a Monica Guerritore che si è spogliata a 66 anni in Inganno, commenta: “Non ho visto la serie. L’attrice ha interpretato un personaggio e mi riservo di vederlo, prima di commentarlo. Comunque, noto che ci sono molte signore che si accompagnano a persone più giovani. Certo che, se la differenza di età è molto ampia, è sempre un po’ più problematico il rapporto futuro. Ma se c’è amore… va bene così”.

                Dopo i suoi ruoli iniziali, talvolta legati all’erotismo, l’attrice spiega cosa rappresenta per lei questo tema: “È un modo di porsi, laddove una storia lo richieda. Il nudo non deve essere fine a sé stesso, ma motivato da una scelta di copione o di racconto”.

                Sulla gelosia, non ha dubbi: “È un sentimento irrazionale. In minima parte può essere anche simpatico. Laddove si ecceda, e diventa possesso, morbosità, allora non va più bene”.

                Ci sono cose che la imbarazzano? “La tracotanza, la prepotenza. Purtroppo oggi vige l’arroganza e la gente è molto agitata”, afferma.

                Quanto all’amicizia tra uomo e donna, Debora si mostra possibilista: “Viviamo in una realtà talmente open che sicuramente può esistere, pur appartenendo a mondi molto diversi. È chiaro che tra donne ci si confida meglio, soprattutto su certi argomenti. L’amicizia, comunque, è un sentimento esistente tra persone che non si giudicano, si aiutano nel momento del bisogno, gioiscono del bene dell’altro e per questo ci possono essere tranquillamente dei punti di contatto”.

                Da bambina, la sua aspirazione era diversa: “Ero molto brava in italiano e il maestro mi incitava a diventare giornalista. Io l’avevo preso in parola”, racconta.

                Com’era da piccola? “Piena di vita. All’epoca non avevamo cellulari e altre distrazioni, che in qualche modo bloccano un po’ la fantasia. Io ne avevo tanta: da piccola scrivevo copioni, organizzavo recite a scuola. Leggevo di tutto, attingendo ai libri dalla biblioteca scolastica, che era ben fornita”.

                C’è qualcosa che artisticamente le manca? “Forse un po’ un film in costume. Ma non è escluso in futuro. Inizialmente pensavo ai romanzi e alle eroine del passato, come Anna Karenina. Adesso mi oriento verso personaggi più vicini alla mia età, come le Sorelle Materassi di Palazzeschi”.

                Infine, un pensiero su Milano: “Vivo la città attraverso i suoi teatri ed è una grande gioia. In quei salotti osservo persone ben vestite e curate, che scelgono, come ad un rito, di vedere gli spettacoli considerandoli come una festa. E non è solo l’attore a recitare, ma anche il pubblico, che in qualche modo fa la sua parte”. Milano, per Debora, è “il palcoscenico dell’eleganza, della cura e della bellezza estetica. La città è molto curata”.

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