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Curiosità

Sempre in ritardo: I pigri cronici che rubano tempo agli altri!

I ritardatari: un fenomeno che affligge appuntamenti, riunioni di lavoro e perfino eventi sociali. Ma chi sono queste persone che sembrano avere un talento innato per farci perdere la pazienza? E perché il loro comportamento è tanto esasperante?

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    Un profilo psicologico
    I ritardatari disturbati non sono semplicemente persone disorganizzate. Alcuni psicologi suggeriscono che dietro il ritardo cronico ci siano tratti di personalità come l’ansia, la procrastinazione o una percezione distorta del tempo. Questi individui spesso credono di poter fare molto di più di quanto sia realisticamente possibile in un dato lasso di tempo, portandoli a sottovalutare costantemente quanto tempo richiedano le loro attività.

    Ma i ritardatari spesso sono percepiti come disorganizzati o poco rispettosi del tempo altrui. Ma la realtà è più complessa. Alcuni studi suggeriscono che la tendenza ad arrivare tardi può essere legata a tratti di personalità come l’ottimismo. Infatti, i ritardatari cronici spesso sopravvalutano il tempo a loro disposizione, credendo di poter fare più cose di quelle realisticamente possibili in un dato lasso di tempo.

    Cause e alibi tra scuse e abitudini
    Le cause del ritardo possono essere molteplici e variegate. Alcuni ritardatari soffrono di procrastinazione, un comportamento che porta a posticipare le attività fino all’ultimo minuto. Altri potrebbero avere problemi di gestione del tempo, incapaci di stimare correttamente la durata delle attività quotidiane.

    Spesso, però, i ritardatari utilizzano una gamma di scuse e giustificazioni per il loro comportamento. Dal traffico imprevisto all’urgenza dell’ultimo minuto, queste spiegazioni, sebbene a volte reali, diventano un modello di autoassoluzione che non affronta la radice del problema.

    Conseguenze sociali e professionali
    Essere in ritardo non è solo una questione di disagio personale. I ritardi cronici possono avere conseguenze significative nelle relazioni sociali e professionali. Nel mondo del lavoro, arrivare tardi può essere interpretato come un segno di mancanza di serietà e affidabilità, influenzando negativamente la carriera di una persona. Anche nelle relazioni personali, i ritardatari possono generare frustrazione e risentimento nei confronti di amici e familiari.

    Strategie di miglioramento
    Per chi desidera liberarsi di questa etichetta, ci sono diverse strategie che possono essere adottate. La pianificazione anticipata e l’utilizzo di strumenti di gestione del tempo, come agende e app, possono fare una grande differenza. Inoltre, riconoscere i propri limiti e adottare un approccio più realistico alle proprie capacità può aiutare a ridurre i ritardi.

    I ritardatari non sono tutti necessariamente persone pigre o maleducate, ma spesso individui che devono imparare a gestire meglio il loro tempo e le loro aspettative. Con un po’ di impegno e consapevolezza, anche i ritardatari più incalliti possono trasformarsi in modelli di puntualità.

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      Fotografato nudo da Google Street View: poliziotto argentino vince la causa e ottiene un risarcimento

      Secondo i giudici argentini, la privacy dell’uomo è stata violata in modo palese: Google dovrà risarcirlo con 12.500 dollari. Decisivo il fatto che fosse all’interno della sua proprietà, protetta da un alto muro.

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      Google Street View

        Era un giorno come tanti nel 2017, quando un poliziotto argentino, in un momento di relax nel giardino di casa sua, fu immortalato nudo dalle telecamere mobili di Google Street View. L’immagine, sfuggita alle consuete procedure di oscuramento automatico, mostrava l’uomo completamente nudo dietro un muro di oltre due metri, nel cortile privato della sua abitazione. Il caso, inizialmente trascurato, si è trasformato in un lungo iter giudiziario che ha ora trovato la sua conclusione: Google dovrà risarcire l’uomo con 12.500 dollari.

        La vicenda è emersa quando la foto ha iniziato a circolare online, accompagnata dal nome della via e dal numero civico, elementi ben visibili nell’inquadratura. La combinazione di questi dati ha reso l’uomo facilmente identificabile, esponendolo al ridicolo tra colleghi e residenti del piccolo centro in cui vive.

        In un primo momento, un tribunale aveva respinto il ricorso del poliziotto, ritenendo che fosse stato lui a comportarsi in modo inappropriato nel proprio giardino. Ma la Corte d’Appello ha ribaltato la sentenza, stabilendo che non si trattava di uno spazio pubblico. Bensì privato e protetto da una barriera “più alta della media umana”. L’inquadratura è stata quindi definita come una “palese invasione della privacy”.

        La corte ha evidenziato anche una falla nei protocolli di Google, che solitamente sfoca i volti e le targhe. “In questo caso non si trattava di un volto, ma dell’intero corpo nudo di una persona, un’immagine che avrebbe dovuto essere evitata con ogni mezzo”, si legge nella sentenza.

        Assolte invece da ogni responsabilità la compagnia telefonica Cablevision SA e il sito di notizie El Censor, che avevano rilanciato la foto.

        Il caso solleva nuove domande sull’equilibrio tra tecnologia e tutela della privacy, dimostrando che, anche nell’era del digitale, il diritto alla riservatezza rimane fondamentale.

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          Cortigiana: insulto o complimento? Il significato di una parola sospesa tra eleganza e pregiudizio

          Da figura colta e influente nelle corti italiane a sinonimo di donna “di facili costumi”: la storia della parola “cortigiana” racconta molto di più di un semplice mutamento linguistico. È lo specchio di come la società ha guardato – e giudicato – le donne nel tempo.

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          Cortigiana

            Può una parola essere al tempo stesso un complimento e un insulto? “Cortigiana” è un termine che attraversa la storia italiana carico di sfumature, contraddizioni e giudizi morali. Nata nel cuore del Rinascimento per indicare una donna raffinata, istruita e spesso vicina ai centri del potere, nel corso dei secoli la parola ha perso la sua nobiltà, scivolando verso un significato moralmente più ambiguo.

            Alle origini: le dame della corte

            Nel Cinquecento, “cortigiana” derivava dal semplice “corte”: era una donna che viveva o frequentava l’ambiente dei nobili, spesso educata alle arti, alla musica e alla conversazione. Figure come Veronica Franco a Venezia o Tullia d’Aragona a Firenze incarnavano perfettamente l’ideale di “cortigiana onesta” — espressione allora in uso per distinguere le donne di talento e cultura dalle prostitute comuni. Queste donne erano colte, poetesse, pittrici, amanti di mecenati e intellettuali. In un’epoca in cui l’accesso alla cultura femminile era limitato, riuscivano a esercitare influenza politica e sociale, spesso attraverso il fascino e l’intelligenza.

            Dal salotto al pregiudizio

            Col tempo, però, la parola si è caricata di un significato negativo. Già tra il Seicento e l’Ottocento, “cortigiana” non evocava più una dama di spirito, ma una donna che otteneva favori attraverso il potere della seduzione. La moralità borghese e l’avvento della società patriarcale moderna trasformarono l’antico rispetto in sospetto. Nei romanzi e nei giornali dell’Ottocento, la “cortigiana” divenne una figura tragica, contesa tra lusso e dannazione — basti pensare a La Traviata di Verdi o a La Dame aux Camélias di Alexandre Dumas figlio.

            In questa metamorfosi, si legge il giudizio morale che la società maschile ha proiettato sul ruolo delle donne indipendenti e affascinanti: da muse e consigliere dei potenti a simbolo di “decadenza”.

            Il significato contemporaneo

            Oggi, “cortigiana” può ancora essere usata in due sensi opposti. In chiave storica o letteraria, mantiene un’aura di eleganza e mistero: una donna sofisticata, capace di muoversi con grazia e intelligenza nei contesti più difficili. Ma nel linguaggio comune, la parola è spesso usata come insulto velato, sinonimo di opportunismo o di compiacenza verso il potere.

            L’ambivalenza resta: in certi contesti, dire “ha un portamento da cortigiana” può suonare come un complimento; in altri, può implicare giudizio morale o sessuale. Il significato dipende dal tono e dall’intenzione di chi parla — e soprattutto da come la società sceglie di guardare le donne che esercitano fascino e autonomia.

            Una questione di sguardo

            Secondo la linguista Vera Gheno, il linguaggio riflette la cultura di chi lo usa: parole come “cortigiana”, “musa” o “ambiziosa” continuano a essere caricate di sfumature sessiste quando applicate alle donne, mentre non hanno equivalenti negativi maschili. La parola diventa quindi un campo di battaglia culturale: un simbolo di come il potere, l’indipendenza e la sensualità femminile siano ancora soggetti a giudizio.

            Un’eredità da riscrivere

            Forse, oggi, recuperare il senso originario di “cortigiana” — donna di cultura, di spirito, capace di dialogare con l’élite intellettuale del suo tempo — significa restituirle dignità. In fondo, le cortigiane rinascimentali furono, a loro modo, le prime influencer culturali, capaci di trasformare il fascino in forma di libertà.

            E allora sì: “cortigiana” può essere un insulto o un complimento. Ma, soprattutto, è un promemoria linguistico che rivela come ogni parola, nel tempo, racconti più di chi la pronuncia che di chi la incarna.

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              Samantha, la donna con la bocca più grande del mondo che ha trasformato l’unicità in successo

              Detentrice del Guinness dei Primati per la bocca femminile più grande al mondo (14,5 cm di larghezza), Ramsdell ha trasformato una caratteristica unica in un fenomeno di successo.

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                Samantha Ramsdell, 31enne originaria di Stamford (New York), ha conquistato il Guinness dei Primati come donna con la bocca più grande del mondo. Con una larghezza di ben 14,5 centimetri e un’altezza di 7 centimetri, questa caratteristica sorprendente non solo l’ha resa famosa, ma le ha permesso di trasformare una sua insicurezza in un incredibile punto di forza.

                Una bocca passata dal bullismo al Guinness dei Primati

                Crescendo, Samantha si è trovata spesso oggetto di battute per la sua bocca particolarmente grande. “Da bambina, il mio volto era per l’80% bocca“, ha raccontato. Ma ciò che un tempo era motivo di insicurezza è diventato la chiave per il suo successo. Dopo aver scoperto il suo potenziale grazie ai commenti ricevuti sui social, Samantha ha deciso di candidarsi per il Guinness dei Primati. Il processo per ottenere il riconoscimento è stato rigoroso. Ha dovuto infatti dimostrare che la sua caratteristica era completamente naturale, senza interventi chirurgici, attraverso misurazioni e controlli specifici.

                Una star di TikTok con 1,7 milioni di follower

                Il suo boom di popolarità è iniziato su TikTok, dove nel 2019 aveva solo 300 follower. Oggi, con oltre 1,7 milioni di fan, i suoi video virali sono una celebrazione della sua unicità. Tra le sue clip più viste ci sono quelle in cui dimostra le dimensioni straordinarie della sua bocca, infilando sandwich interi o oggetti voluminosi come ciambelle e cornetti. Grazie a questa creatività, Samantha guadagna fino a 11.000 sterline a video, trasformando la sua abilità in una fonte di reddito.

                Un’apparizione indimenticabile a Tu sì que vales che ha lasciato tutti… a bocca aperta

                Ospite del noto programma televisivo Tu sì que vales, Samantha ha lasciato a bocca aperta i giudici. Dopo aver stupito con una performance canora sulle note di Think di Aretha Franklin, ha mostrato il suo talento unico infilando dolci voluminosi interamente in bocca. Le reazioni sono state esilaranti, con Gerry Scotti che ha ironizzato: “Potrebbe mangiarsi anche la testa di Rudy Zerbi!

                Orgoglio e ironia

                Oggi, Samantha Ramsdell è un esempio di come accettare le proprie peculiarità possa portare a straordinari traguardi. Con orgoglio e ironia, ha trasformato ciò che la rende unica in un vero e proprio superpotere. “Volevo essere una cantante di Broadway, ma la mia bocca mi ha portato molto più lontano di quanto avessi mai immaginato“, ha confessato.

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