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Cronaca

Il lusso sfacciato di Matteo Messina Denaro

Durante le commemorazioni per la strage di Capaci, il comandante del ROS rivela l’ampio patrimonio criminale di Matteo Messina Denaro, con già 250 milioni di euro sequestrati. Il boss mafioso, noto per il suo lusso sfrenato, accumula ricchezze in settori diversificati, coinvolgendo anche imprenditori. Il suo stile di vita opulento emerge con un orologio da 30.000 euro al momento dell’arresto. Un’impresa di trent’anni per arrestarlo svela la pervasività della mafia in Italia.

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    Durante le cerimonie commemorative per il 32° anniversario della strage di Capaci, il comandante del Reparto Operativo Speciale (ROS), Vincenzo Molinese, ha gettato luce su una dimensione sconcertante del mondo criminale italiano: il vasto patrimonio accumulato da Matteo Messina Denaro, uno dei boss più rinomati della mafia siciliana. Secondo le sue parole, sono stati già sequestrati ben 250 milioni di euro di beni riconducibili al capo mafioso, ma la cifra totale del suo patrimonio si stima possa raggiungere la strabiliante cifra di quattro miliardi di euro, comprendendo beni sequestrati e confiscati a prestanome.

    Ciò che emerge da questa narrazione non è solo la dimensione monetaria impressionante di questo impero criminale, ma anche il suo carattere sfacciato e opulento. Messina Denaro non sembrava accontentarsi di una semplice accumulazione di ricchezza illecita, ma mostrava una predilezione evidente per il lusso. Un esempio eclatante di ciò è rappresentato dall’orologio da polso di lusso dal valore di 30.000 euro che indossava al momento del suo arresto, simbolo di uno stile di vita sontuoso e privo di scrupoli.

    Le indagini condotte sul vasto impero criminale di Matteo Messina Denaro hanno rivelato un quadro complesso e variegato. Il boss mafioso aveva diversificato i suoi investimenti in molteplici settori, tra cui la grande distribuzione commerciale, gli impianti eolici, i villaggi turistici e gli immobili. Tuttavia, ciò che rende ancora più inquietante questa storia è il coinvolgimento di imprenditori, spesso in buona fede o sotto minaccia, nella gestione di attività economiche controllate dalla famiglia Messina Denaro.

    Questa intricata rete di ricchezza illecita e potere criminale ha reso incredibilmente difficile l’arresto di Messina Denaro, che per tre decenni è riuscito a sfuggire alla giustizia, mantenendo il suo status di latitante. La sua abilità nel navigare tra le pieghe del sistema giudiziario italiano, oltre alla sua capacità di coinvolgere e corrompere, ha dimostrato la forza e la pervasività della criminalità organizzata in Italia.

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      Mondo

      La Casa Bianca? Un bancomat personale: ecco la “grande rapina” di Trump tra jet, golf club e bitcoin

      Tre miliardi di dollari di affari, criptovalute e resort di lusso: il ritorno del Tycoon alla Casa Bianca è una saga di soldi, famiglia e selfie in jet privati.

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        Altro che Commander-in-Chief. Donald Trump, secondo The Atlantic, avrebbe trasformato il ritorno alla Casa Bianca in un vero e proprio bancomat personale. Un colpo da manuale che ha portato nelle sue tasche, e in quelle della famiglia, la bellezza di tre miliardi di dollari in pochi mesi.

        Come? Con un mix da manuale di businessman: resort di lusso spuntati come funghi in Vietnam e Qatar, investimenti in criptovalute con soci Emirati e un jet privato offerto da un generoso fondo qatariota. Un Air Force One alternativo, con tanto di moquette dorata e hostess in stile reality show.

        E mentre Washington discuteva di dazi e di “fare l’America di nuovo grande”, la famiglia Trump chiudeva affari con i partner più ansiosi di ottenere un selfie con l’uomo più potente del pianeta. Perché si sa: la politica è noiosa, gli affari sono sexy.

        Eric Trump, l’erede scatenato, ha già annunciato la nuova Trump Tower di Dubai: 80 piani di hotel e appartamenti di lusso, acquistabili anche in bitcoin. E se la politica non dovesse bastare, ci pensa Melania: la first lady ha firmato un contratto da 40 milioni di dollari con Amazon per raccontare la sua vita in un docu-soap che promette lacrime e lustrini.

        Nel frattempo, la base Maga sogna il “primo anno di stipendio donato”, ma i conti parlano chiaro: la fortuna di famiglia è cresciuta di tre miliardi di dollari in quattro mesi. Un record che neanche un influencer con 100 milioni di follower potrebbe replicare.

        E non finisce qui. La scorsa settimana, un gala esclusivo nel golf club di famiglia ha accolto 200 investitori della “Trump Crypto Holdings”. Un nome che sembra un gioco, ma che suona come un monito: in questa Casa Bianca, anche il bitcoin ha trovato il suo posto.

        Per The Atlantic, è uno scenario degno delle vecchie repubbliche sovietiche. Un livello di conflitto d’interessi che ridefinisce la parola “corruzione”. E Trump? Niente scuse: la strategia è semplice. Presentarsi come l’eroe che combatte il sistema corrotto, mentre intasca tutto.

        Alla fine, la domanda è una sola: Donald Trump è davvero il paladino dell’America profonda, o solo un genio del marketing che ha trovato nella Casa Bianca il business più redditizio di sempre? Se la risposta vi sembra ovvia, ricordate: è la politica, baby. E a Washington, la commedia è sempre aperta.

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          Cronaca

          Un vero “re” organizza la sua successione: Giorgio Armani lascia un impero blindato da 13 miliardi di euro

          Armani non aveva eredi diretti, ma ha pensato a tutto: il 99% del capitale resta sotto controllo familiare e di fedelissimi come Pantaleo Dell’Orco e Federico Marchetti. Lo statuto vieta la quotazione in Borsa per cinque anni e garantisce la distribuzione degli utili.

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            Giorgio Armani se n’è andato il 4 settembre 2025 all’età di 91 anni, lasciando in eredità al mondo lo stile sobrio ed eterno che ha reso grande il made in Italy. Ma oltre al patrimonio immateriale, resta quello ben più concreto: un impero da oltre 11 miliardi di euro, frutto di cinquant’anni di lavoro, che il fondatore aveva protetto con una pianificazione meticolosa. Già dal 2016 lo statuto societario della Giorgio Armani spa, aggiornato nel 2023, fissava le regole di governo per l’era post-Armani. Il “Signor Armani” ha pensato a tutto: dal divieto di quotazione in Borsa per almeno cinque anni alla distribuzione del 50% degli utili, passando per paletti severi sulle acquisizioni e la tutela della coerenza stilistica.

            Il gruppo, con 8.700 dipendenti e 2,3 miliardi di fatturato, resta così blindato. Al centro della successione ci sono i tre nipoti – Silvana e Roberta, figlie del fratello Sergio, e Andrea Camerana, figlio della sorella Rosanna – già membri del consiglio di amministrazione, insieme allo storico braccio destro Pantaleo Dell’Orco e all’imprenditore digitale Federico Marchetti, fondatore di Yoox, cooptato nel board nel 2020. A loro Armani ha affidato il compito di custodire il marchio e guidarne la crescita.

            Lo statuto prevede sei categorie di azioni con diversi pesi di voto, una struttura che garantisce a Fondazione e fedelissimi il controllo effettivo delle decisioni strategiche: dalla nomina dell’amministratore delegato all’approvazione di piani industriali, fusioni e modifiche societarie. Una costruzione che rende il gruppo impermeabile a scalate esterne e assicura continuità allo stile imprenditoriale di Armani, improntato a prudenza finanziaria e investimenti costanti.

            Non avendo figli né obblighi di legittima, Armani ha potuto disporre liberamente del suo patrimonio, affidando la quasi totalità delle quote (99,9%) al disegno fissato dal suo testamento. La Fondazione Armani, titolare dello 0,1%, avrà comunque un ruolo cruciale, in particolare nella definizione delle linee guida morali e industriali. “L’eleganza non è farsi notare, ma farsi ricordare”, amava ripetere. E anche nella sua successione Armani ha scelto la via della sobrietà, ma con una solidità da vero re della moda.

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              Storie vere

              Da 25 anni vive in crociera ma ora non riesce più a scendere. E’ affetto da una sindrone che lo fa sentire costantemente in movimento

              Ha trasformato la sua passione per le crociere in uno stile di vita, ma ora soffre di una rara condizione: la sindrome di Mal de Débarquement, o ‘gambe di mare’. Ecco la storia di Mario Salcedo e la sua battaglia contro questa malattia.

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                Si chiama Mario Salcedo l’uomo che ha trasformato la sua passione per le crociere in uno stile di vita unico. Da 25 anni, infatti, vive per sua scelta, a bordo di navi da crociera, lavorando da remoto per sole cinque ore al giorno e dedicando il resto del tempo a godersi i servizi offerti dalle navi. Una scelta di vita un poì speciale e che apparentemente potrebbe allettare molti ma che ha avuto un impatto sulla sua salute.

                La sindrome delle “gambe di mare”

                Salcedo ha sviluppato una condizione fisica conosciuta comunemente come sindrome di Mal de Débarquement (MdDS), o “malattia da sbarco“, comunemente chiamata “gambe di mare“. Questa sindrome è un disturbo neurologico che colpisce l’equilibrio e la percezione del movimento. Chi ne soffre, come Salcedo, ha la sensazione di dondolare o oscillare anche quando è sulla terraferma, come se fosse ancora a bordo di una nave.

                Cause e sintomi del mal da crociera

                La MdDS è causata da un adattamento del corpo al movimento costante delle navi da crociera. Il cervello si abitua a questo movimento e, una volta tornati sulla terraferma, fatica a riadattarsi all’assenza di oscillazioni. I sintomi sono diversi. Dalla sensazione di dondolio o oscillazione persistente alla difficoltà a mantenere l’equilibrio, dal costante sensazione di nausea e vertigini al perenne mal di testa, all’affaticamento cronico.

                Ma lui che dice: la testimonianza di Salcedo

                Come riportato da varie fonti di stampa, lo stesso Salcedo ha dichiarato: “Ho perso le gambe sulla terraferma. Barcollo così tanto che non riesco a camminare in linea retta. Sono così abituato a stare sulle navi che mi sento più a mio agio che sulla terraferma“.

                Che cos’è la sindrome di Mal de Débarquement e come si può affrontare

                Le cause precise della sindrome più comunemente chiamata “gambe di mare” non sono ancora completamente comprese, ma è certo che si manifesta dopo viaggi in mare (crociere o traghetti, lunghi voli aerei . Si ipotizza che il cervello mantenga la memoria del movimento dopo un’esposizione prolungata e non riesca a “riaggiustarsi” quando il movimento termina. Che fare quindi? A parte cnsultare subito uno specialista come un neurologo finora i rimedi più utilizzati consigliano una terapia vestibolare accompagnata da una terapia cognitivo-comportamentale (CBT). Possono essere utili anche alcune tecniche di rilassamento, accompagnati da farmaci specifici e soprattuto una certa gradualità nel movimento.

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