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Cinema

Dalla consolle alla sala cinematografica: The Sims, ora arriva il film

Avviso speciale a tutti gli amanti dei videogames: The Sims diventa un film grazie ad Amazon Studios e Margot Robbie! Impossibile non conoscere The Sims, il famosissimo videogioco marchiato EA che ha conquistato milioni di persone, coinvolgendo nel mondo dei videogiochi persone che non si consideravano assolutamente appassionati di Playstation e simili.

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    Dopo 25 anni di successi e oltre 1,2 miliardi di ore giocate su The Sims 4, l’iconica serie continua il suo percorso grazie al supporto della casa madre Electronic Arts. Rispettando ed addirittura esaltando al centro del gioco la creatività, il concetto di libertà e soprattutto di inclusività, con grande entusiasmo da parte della community dei suoi utilizzatori. Sempre alla ricerca di nuovi contenuti che permettano di sviluppare storie incredibili o realistiche, gli appassionati ora sono in festa per un’altra notizia.

    Tante sorprese per festeggiare i 25 anni del gioco

    Per celebrare alla grande il venticinquesimo anniversario, sono state messe in campo numerose iniziative, non solo per The Sims 4 ma per l’intero universo dei Simmini. Quella certamente più attesa (ed inaspettata) è il film ufficiale, realizzato in collaborazione con Amazon MGM Studios, presto disponibile su Amazon Prime Video.

    Il film

    Alla regia e alla sceneggiatura troviamo Kate Herron e Briony Redman, con la produzione di LuckyChap e Vertigo Entertainment. Anche se i dettagli attualmente sono ancora molto pochi, gli sviluppatori promettono aggiornamenti sostanziali per il prossimo anno. E’ interessante notare che LuckyChap è l’etichetta di Margot Robbie, Josey McNamara e Tom Ackerley, recentemente responsabile dell’enorme successo del film Barbie.

    Una piattaforma per coinvolgere maggiormente gli utenti

    Nel 2025, inoltre, verrà lanciato The Sims: Creator Program, una innovativa piattaforma che permetterà agli utenti di collaborare direttamente con gli sviluppatori, condividendo creazioni uniche e ricevendo premi speciali per le idee più brillanti. Un modo per coinvolgere ancora di più la community, offrendo accesso anticipato ai nuovi pacchetti e la possibilità di collaborare direttamente con altri creatori e con il team di sviluppo. The Sims Labs, un altro progetto annunciato, permetterà agli utenti di sperimentare nuove funzionalità in anteprima, testando in fase di sviluppo e contribuendo al futuro della saga. Con l’obiettivo di innovare le esperienze di gioco, introducendo modalità sperimentali che arricchiranno il mondo Sims.

    Una maniera nuova di interazione

    Ulteriore progetto è Project Rene, un’esperienza di gioco basata sulla connessione e collaborazione tra giocatori. Che offirà un modo completamente nuovo di interagire con gli amici in un mondo condiviso.

    Esperienze diversificate per una fanbase eterogenea

    The Sims è quindi molto più di una semplice serie di giochi, in grado di espandersi in diverse direzioni, offrendo titoli che spazieranno tra simulazioni di vita rilassanti, giochi collaborativi e narrazioni avvincenti su mobile. Naturalmente The Sims 4 resterà una parte fondamentale del franchise, anche se il futuro fa intravedere una forte trasversalità del marchio, in grado di offrire esperienze diverse ad utenti con esigenze differenti.

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      Cinema

      Da bar vivere all’Oscar: il viaggio sorprendente di Matthew McConaughey

      Da studente a Hollywood star grazie a un episodio al bar, fino a una riscoperta interiore tra deserto, diario e consapevolezza: McConaughey racconta nel suo memoir Greenlights cosa significa vivere davvero.

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      Matthew McConaughey

        Tutto è iniziato in un bar di Austin. Matthew McConaughey, appena ventitreenne e studente, incontra per caso il casting director Don Phillips. Una conversazione – e forse qualche drink di troppo – lo porta a ottenere un provino per Dazed and Confused, il film di Richard Linklater. Nonostante Linklater fosse titubante, ritenendo McConaughey «troppo bello» per il ruolo, l’attore impressionò il regista trasformandosi in Wooderson con naturalezza, aggiungendo battute e carisma al personaggio. Quel ruolo, nato in modo casuale, segna l’inizio della sua carriera e la consacrazione come astro nascente di Hollywood.

        Negli anni successivi, McConaughey alterna commedie romantiche a ruoli drammatici, trovandosi spesso ostacolato dal suo stesso successo di bellezza. Ma negli anni ’10 del nuovo millennio arriva la svolta: performance intense nei film Killer Joe (William Friedkin), Mud (Jeff Nichols) e la partecipazione a The Wolf of Wall Street rappresentano una rinascita artistica, prima dell’exploit definitivo in Dallas Buyers Club, che gli frutta l’Oscar come miglior attore protagonista.

        A quel punto il suo percorso si arricchisce di tappe inedite: la serie True Detective e il colossal Interstellar con Christopher Nolan ampliano ulteriormente la sua portata e dimostrano la sua versatilità.

        Il racconto di questo straordinario percorso trova forma nel suo memoir Greenlights (2020), scritto durante un’esperienza radicale: 52 giorni in solitaria nel deserto, senza elettricità, con l’unica compagnia dei suoi diari, iniziati all’età di 14 anni. Il libro raccoglie aneddoti, poesie, riflessioni e “preghiere”, e riflette sulla capacità di riconoscere i “semafori verdi” della vita, anche tra quelli rossi o gialli.

        Tra le pagine emergono aforismi come: “Tutti abbiamo cicatrici… meglio ballare con il tempo che combatte­lo” e “Meglio perdere soldi divertendosi che guadagnarli annoiandosi”. Non mancano esperienze inaspettate, come un incontro in videochiamata con lo yogi indiano Sadhguru, che sottolineano la natura esplorativa del libro.

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          Cinema

          Emma Heming Willis rivela: la decisione più dura per Bruce con demenza

          In un’intervista rilasciata a Diane Sawyer, Emma Heming Willis racconta il doloroso adattamento alla diagnosi di demenza frontotemporale del marito, tra separazioni necessarie, piccoli momenti di connessione e un cammino condiviso di cura e amore.

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          Emma Heming Willis

            «La mia decisione più difficile»: così Emma Heming Willis definisce lo spostamento del marito, l’attore Bruce Willis, in una seconda abitazione adeguata alle sue esigenze. La scelta è stata resa necessaria dalla diagnosi di demenza frontotemporale (FTD), che nel 2023 ha sostituito quella precedente di afasia, innescando un progressivo declino del linguaggio e della personalità.
            Secondo il racconto di Emma durante lo speciale ABC Emma & Bruce Willis: The Unexpected Journey, il trasferimento è stato inevitabile: «Bruce avrebbe voluto questo per le nostre figlie. Vorrebbe che vivessero in una casa adatta a loro, non ai suoi bisogni».

            Ora Bruce vive in una casa a un piano, affidato a un team di assistenza attivo 24 ore su 24. Un ambiente pensato per garantire sicurezza, comfort e un clima sereno, grazie anche alla vicinanza della famiglia. Emma e le due giovani figlie, Mabel (13) ed Evelyn (11), trascorrono con lui momenti condivisi: «Ci ritroviamo a fare colazione insieme o guardare un film… si tratta solo di esserci e ricreare quella connessione».

            Emma racconta anche della difficoltà di apprendere la diagnosi: «Ero in preda al panico, non riuscivo nemmeno a pronunciare il nome della malattia… era come cadere nel vuoto». Tuttavia, mentre il fisico di Bruce resta solido, la sua capacità di comunicare si affievolisce: «Il suo cervello lo sta tradendo — dice Emma — il linguaggio sta andando via, ma abbiamo imparato nuovi modi di comunicare». Nonostante tutto, piccoli lampi della sua personalità emergono: «Il suo sorriso… quel guizzo negli occhi… e poi sparisce».

            Emma ha reso pubblico il suo percorso di caregiving anche attraverso un libro intitolato The Unexpected Journey: Finding Strength, Hope and Yourself on the Caregiving Path, in uscita il 9 settembre, rivolto a chi vive esperienze simili.

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              Cinema

              George Clooney arriva al red carpet di Venezia: debutta “Jay Kelly” tra applausi e malesseri

              Malato e reduce da una grave infezione ai seni paranasali, l’attore ha saltato alcuni impegni ma non ha rinunciato al red carpet accanto ad Amal per il debutto del suo nuovo film.

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              George Clooney

                Alla 82ª Mostra del Cinema di Venezia, George Clooney ha messo in scena una delle sue “magie”. Rallentato da una forte sinusite — tanto da saltare conferenze stampa e cene promozionali dopo l’arrivo il 26 agosto. È comunque riuscito a rispettare l’impegno sul red carpet, accompagnato dalla moglie Amal. Il suo abito, rigoroso e classico, ha contrappunto alla elegante mise ciclamino di lei, suggellando un ritorno da star capace di superare qualunque malessere.

                Il regista Noah Baumbach, durante la conferenza stampa, ha spiegato con ironia: «Anche le star si ammalano», mentre un portavoce ha confermato che Clooney era stato “invitato dal medico a rallentare le attività”.

                Arrivato sul red carpet visibilmente provato — si è perfino lasciato sfuggire un colpo di tosse — Clooney si è comunque fermato con i fan, ha firmato autografi e ha scambiato battute con il direttore del festival, Alberto Barbera. Quando è entrato in sala, quasi senza voce, ha sussurrato in inglese «I’m sorry», prima di aggiungere in un perfetto italiano: «Mi dispiace».

                La premiere di Jay Kelly, film diretto da Baumbach con Clooney nei panni di una brillante star in crisi, ha ricevuto un applauso di ben dieci minuti, suggellando il ritorno dell’attore sotto i riflettori nonostante l’influenza. Amal, visibilmente commossa, lo ha sostenuto in platea, tra abbracci e gesti affettuosi durante la standing ovation.

                Il film, già in concorso al festival e destinato a uscire nei cinema il 14 novembre — seguito da un lancio globale su Netflix — sembra riflettere molte delle sfide affrontate da Clooney personalmente e professionalmente: dal bisogno di fermarsi al desiderio di resistere a ogni costo

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